di Bruno Demasi
Nell’imminenza dell’apertura dell’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con la
lettera apostolica-motu proprio “Porta fidei”, sorgono legittimamente mille
domande e mille speranza perché questa nuova e bella occasione, come tante altre, non passi sul
nostro territorio soltanto come eco sbiadita e breve di eventi che il più delle volte, e
nonostante qualche buona intenzione
degli organizzatori, risultano spesso stucchevoli, ripetitivi e
irrimediabilmente destinati ad addetti ai lavori.
Vogliamo dunque domandarci, da un
punto di vista strettamente laico, come
e quanto le 15 proposizioni nitidamente formulate da Papa Ratzinger nel suo
motu proprio, delle quali riportiamo qui
qualche stralcio indicativo, possano
assumere valenza e significato
nel territorio di questa antica e tormentata diocesi.
1. La “porta della fede” che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma.
Quale
annuncio di evangelizzazione per questi
paesi, nei quali spesso la parrocchia , per varie ragioni, sembra aver abdicato al proprio ruolo di guida e sintesi di ogni azione
evangelizzatrice?
2.: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza” [Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato . Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone.
Ci si
vergogna della Fede! Un assioma? Un paradosso? Certamente una costante ormai
per i nostri paesi, dove è facile trovare adesione a molte ritualità, a
moltissime devozioni ( anche costosamente itineranti), ma dove è molto
difficile vedere persino tracciare un segno di croce sulla fronte davanti a un
tabernacolo o una chiesa…dove i "segni" dell'adesione ( o della consacrazione) a Cristo latitano persino dai vestiti...
3. Non
possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta.
Purtroppo qui da noi lo abbiamo accettato e continuiamo ad accettarlo.
Davanti alle mille “Marte” che invadono le chiese e le parrocchie, sono
pochissime le “Marie” che hanno il coraggio di seguire realmente Cristo, e in
silenzio…! Davanti al sopruso, allo sfruttamento, alla disoccupazione, alle mille povertà nascoste che nessuno denuncia ormai più...
4…un Anno
della fede,… un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale
ad un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede.
A
tanti viene il dubbio che esista ancora una “compagine ecclesiale” nella Piana
e che forse ne sia rimasta solo la
sovrastruttura…ma sicuramente sono i soliti pessimisti e critici a oltranza…
5. Per
alcuni aspetti - scrive il Papa - il mio venerato Predecessore vide questo Anno
come una “conseguenza ed esigenza postconciliare” , ben cosciente delle gravi
difficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera fede e
alla sua retta interpretazione.
Purtroppo le “novità” del
Concilio qui da noi sono arrivate poco e male, più per imitazione di ciò che si
è fatto altrove che per reale consapevolezza diffusa. Che sia questa
l’occasione per riscoprire sul serio la vera realtà del Concilio e la continuità che esso ha tracciato col
passato?
6. Il
rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla
vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono
infatti chiamati a far risplendere la
Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato.
Sarebbe
fin troppo facile dire che dalle nostre parti la testimonianza è rara, se non
del tutto assente. Si rischierebbe di passare per ingrati verso le tante
persone che testimoniano il Vangelo in silenzio e col sacrificio quotidiano. Ma,
appunto perché nascoste queste testimonianze meriterebbero in quest’anno di
emergere, magari accantonando temporaneamente
le esibizioni assolutizzanti (e fuorvianti) dei soliti habituèes nei vari contesti e
nelle varie dimensioni ecclesiali.
7. “Caritas
Christi urget nos” : è l’amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge
ad evangelizzare.
Evangelizzare sul serio però, facendo voto di rinuncia ad ogni forma di
protagonismo laico…! Ma anche dimostrare carità vera da parte dei parroci verso la loro gente dimorando non solo spiritualmente , ma anche fisicamente in parrocchia.
8. Avremo
l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali
e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre
famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di
trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose
come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove,
troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo.
“…tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove..”
nella Piana non sono poi tante. Ma avranno, avremo il coraggio di tastimoniare tutti insieme senza antagonismi
e soprattutto senza etichette o con l’unica etichetta dell’appartenenza a
Cristo?
9.
Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare
la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. ..Non
a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il
Credo. Questo serviva loro come preghiera quotidiana per non dimenticare
l’impegno assunto con il Battesimo.
In
quanti contesti catechistici si insegna ancora a memoria il Credo ai bambini?
Oggi il simbolo della Fede è disconosciuto da almeno l’80% dei giovani: non
dovremmo rivedere un po’ i criteri di “arruolamento” dei catechisti o si pensa
che possiamo continuare tutti a … improvvisare…?
10. .. un
percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti
della fede, ma insieme a questi anche l’atto con cui decidiamo di affidarci
totalmente a Dio, in piena libertà
Un
percorso difficile, senza tanti mezzi dalle nostre parti: non può bastare
soltanto la buona volontà del pastore di alcuni sacerdoti!
11. Per
accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono
trovare nel Catechismo
della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile. Esso
costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio
Vaticano II. E’ proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede
dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti
fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica
la loro sintesi sistematica e organica.
Per
promuovere la conoscenza del Catechismo nella nostra diocesui in passato sono
stati realizzati solo alcuni convegni
ecclesiali, ma …non sono sicuro che siano stati sufficienti a colmare questa
enorme lacuna che rimane a noi per primi…
12. In questo Anno, pertanto, il Catechismo della Chiesa Cattolica
potrà essere un vero strumento a sostegno della fede, soprattutto per quanti
hanno a cuore la formazione dei cristiani, così determinante nel nostro
contesto culturale.
Poche o
punte catechesi “esotizzanti” e magniloquenti- ci auguriamo -, molta
riflessione sulle vere realtà di Fede…purchè fatte da chi realmente se ne
intende:
13. Sarà
decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede, la
quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato. Mentre
la prima evidenzia il grande apporto che uomini e donne hanno offerto alla
crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita,
il secondo deve provocare in ognuno una sincera e permanente opera di
conversione per sperimentare la misericordia del Padre che a tutti va incontro.
La
storia corale della nostra fede, come storia anche delle vere radici di essa
nella nostra diocesi…magari rinunciando alla mania di…dimenticare il passato a
ogni costo!
14. L’Anno
della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza
della carità. Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la
fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” La fede
senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un
sentimento in balia costante del dubbio.
La
carità di denunciare anche abusi, connivenze, favoritismi, ingiustizie sociali
orripilanti in un contesto territoriale assolutamente abbandonato a se stesso
dalla falsa politica del nostro tempo.
15. Giunto
ormai al termine della sua vita, l’apostolo Paolo chiede al discepolo Timoteo
di “cercare la fede” con la stessa costanza di quando era ragazzo . Sentiamo
questo invito rivolto a ciascuno di noi, perché nessuno diventi pigro nella
fede.
E’ un
invito a cui nessuno di noi può opporre
dinieghi e scuse, un invito che non possiamo pensare sia circoscritto solo alle
persone che gravitano intorno alle curie e alle parrocchie. Un invito per
tutti, senza esclusione alcuna. Almeno ce lo auguriamo!
Affidiamo
alla Madre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto”, questo tempo di
grazia.
Ed è a
Lei che è madre e protettrice di tutta la Diocesi, col titolo di Maria Santissima
Annunziata, che affidiamo questo anno, affinchè protegga tutti i nostri sforzi
ed illumini tutte le nostre giornate.