domenica 30 settembre 2012

LA PORTA DELLA FEDE, MALGRADO TUTTO, E’ ANCORA APERTA ANCHE NELLA PIANA DI GIOIA TAURO…

di Bruno Demasi


    Nell’imminenza dell’apertura dell’Anno della Fede,  indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con la lettera apostolica-motu proprio “Porta fidei”, sorgono legittimamente mille domande e mille speranza perché questa nuova e bella  occasione, come tante altre, non passi sul nostro territorio soltanto come eco sbiadita e breve  di eventi che il più delle volte, e nonostante  qualche buona intenzione degli organizzatori, risultano spesso stucchevoli, ripetitivi e irrimediabilmente destinati ad addetti ai lavori.
    Vogliamo  dunque domandarci, da un punto di vista strettamente laico,  come e quanto le 15 proposizioni nitidamente formulate da Papa Ratzinger nel suo motu proprio, delle quali riportiamo  qui qualche stralcio indicativo,  possano  assumere valenza  e significato nel territorio di questa antica e tormentata diocesi.

 1. La “porta della fede”  che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. 

    Quale annuncio di evangelizzazione per  questi paesi, nei quali spesso la parrocchia , per varie ragioni, sembra aver  abdicato al proprio ruolo di  guida e sintesi di ogni azione evangelizzatrice?

2.: “La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza” [Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato . Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone.

    Ci si vergogna della Fede! Un assioma? Un paradosso? Certamente una costante ormai per i nostri paesi, dove è facile trovare adesione a molte ritualità, a moltissime devozioni ( anche costosamente itineranti), ma dove è molto difficile vedere persino tracciare un segno di croce sulla fronte davanti a un tabernacolo o una chiesa…dove i "segni" dell'adesione ( o della consacrazione) a Cristo  latitano persino dai vestiti...

3. Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta.

    Purtroppo qui da noi lo abbiamo accettato e continuiamo ad accettarlo. Davanti alle mille “Marte” che invadono le chiese e le parrocchie, sono pochissime le “Marie” che hanno il coraggio di seguire realmente Cristo, e in silenzio…! Davanti al sopruso, allo sfruttamento, alla disoccupazione, alle mille povertà nascoste che nessuno denuncia ormai più...

4…un Anno della fede,… un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede. 

     A tanti viene il dubbio che esista ancora una “compagine ecclesiale” nella Piana e che forse ne sia  rimasta solo la sovrastruttura…ma sicuramente sono i soliti pessimisti e critici a oltranza…

5. Per alcuni aspetti - scrive il Papa - il mio venerato Predecessore vide questo Anno come una “conseguenza ed esigenza postconciliare” , ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione.

     Purtroppo  le “novità” del Concilio qui da noi sono arrivate poco e male, più per imitazione di ciò che si è fatto altrove che per reale consapevolezza diffusa. Che sia questa l’occasione per riscoprire  sul serio  la vera realtà del Concilio e  la continuità che esso ha tracciato col passato?

6. Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. 

    Sarebbe fin troppo facile dire che dalle nostre parti la testimonianza è rara, se non del tutto assente. Si rischierebbe di passare per ingrati verso le tante persone che testimoniano il Vangelo in silenzio e col sacrificio quotidiano. Ma, appunto perché nascoste queste testimonianze meriterebbero in quest’anno di emergere, magari accantonando temporaneamente  le esibizioni assolutizzanti (e fuorvianti)  dei soliti habituèes nei vari contesti e nelle varie dimensioni ecclesiali.

7. “Caritas Christi urget nos” : è l’amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. 

   Evangelizzare sul serio però, facendo voto di rinuncia ad ogni forma di protagonismo laico…! Ma anche dimostrare carità vera da parte dei parroci verso la loro gente dimorando  non solo spiritualmente , ma anche fisicamente in parrocchia.

8. Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo.

“…tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove..” nella Piana non sono poi tante. Ma avranno, avremo il coraggio di  tastimoniare tutti insieme senza antagonismi e soprattutto senza etichette o con l’unica etichetta dell’appartenenza a Cristo?

9. Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. ..Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo. Questo serviva loro come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo. 

    In quanti contesti catechistici si insegna ancora a memoria il Credo ai bambini? Oggi il simbolo della Fede è disconosciuto da almeno l’80% dei giovani: non dovremmo rivedere un po’ i criteri di “arruolamento” dei catechisti o si pensa che possiamo continuare tutti a … improvvisare…?

10. .. un percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti della fede, ma insieme a questi anche l’atto con cui decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà

   Un percorso difficile, senza tanti mezzi dalle nostre parti: non può bastare soltanto la buona volontà del pastore di alcuni sacerdoti!

11. Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile. Esso costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. E’ proprio in questo orizzonte che l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica.

    Per promuovere la conoscenza del Catechismo nella nostra diocesui in passato sono stati  realizzati solo alcuni convegni ecclesiali, ma …non sono sicuro che siano stati sufficienti a colmare questa enorme lacuna che rimane a noi per primi…

12. In questo Anno, pertanto, il Catechismo della Chiesa Cattolica potrà essere un vero strumento a sostegno della fede, soprattutto per quanti hanno a cuore la formazione dei cristiani, così determinante nel nostro contesto culturale.

   Poche o punte catechesi “esotizzanti” e magniloquenti- ci auguriamo -, molta riflessione sulle vere realtà di Fede…purchè fatte da chi realmente se ne intende:

13. Sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede, la quale vede il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato. Mentre la prima evidenzia il grande apporto che uomini e donne hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita, il secondo deve provocare in ognuno una sincera e permanente opera di conversione per sperimentare la misericordia del Padre che a tutti va incontro.

   La storia corale della nostra fede, come storia anche delle vere radici di essa nella nostra diocesi…magari rinunciando alla mania di…dimenticare il passato a ogni costo!

14. L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità. Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. 

   La carità di denunciare anche abusi, connivenze, favoritismi, ingiustizie sociali orripilanti in un contesto territoriale assolutamente abbandonato a se stesso dalla falsa politica del nostro tempo.

15. Giunto ormai al termine della sua vita, l’apostolo Paolo chiede al discepolo Timoteo di “cercare la fede” con la stessa costanza di quando era ragazzo . Sentiamo questo invito rivolto a ciascuno di noi, perché nessuno diventi pigro nella fede. 

   E’ un invito a cui  nessuno di noi può opporre dinieghi e scuse, un invito che non possiamo pensare sia circoscritto solo alle persone che gravitano intorno alle curie e alle parrocchie. Un invito per tutti, senza esclusione alcuna. Almeno ce lo auguriamo!

Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata “beata” perché “ha creduto”, questo tempo di grazia.

   Ed è a Lei che è madre e protettrice di tutta la Diocesi, col titolo di Maria Santissima Annunziata, che affidiamo questo anno, affinchè protegga tutti i nostri sforzi ed illumini tutte le nostre giornate.