domenica 27 gennaio 2013

NON SONO NEMMENO GHETTI E NON E' NEMMENO RAZZISMO: E' PROPRIO SCHIAVITU'!

di Bruno Demasi
      Osservare, magari da lontano e a naso tappato, un posto come la tendopoli e il ghetto di San Ferdinando, o i casolari in cui vivono i lavoratori stranieri, dovrebbe significare chiedersi perché i braccianti africani, come quelli rumeni o bulgari, per lavorare devono vivere in queste condizioni? Perché tutti lavorano in nero, per 9 ore di fila? Per ogni cassetta di arance, un lavoratore guadagna 50 centesimi di euro, ma la stessa quantità di arance al supermercato costa 24 euro.



      Il lavoro degli stranieri in Italia può essere  ignobilmente sfruttato perché le leggi sull’immigrazione creano un sistema dove i lavoratori immigrati senza permesso di soggiorno non hanno nessun diritto. Ma anche chi ha il permesso è sfruttato, perché il permesso è spesso legato ad un contratto di lavoro,  e i lavoratori stranieri sono costretti ad accettare condizioni disumane per mantenere il lavoro e quindi i documenti.



    Per il lavoro agricolo esistono dei contratti. Ma i contratti sono rari, e spesso, anche quando ci sono, sono falsi o non rispettano le regole. La paga minima è di 46 euro al giorno. Il padrone deve dare ai braccianti stagionali un posto dove dormire e mangiare, pagare la liquidazione e rimborsare il viaggio per chi arriva da fuori. Il padrone deve anche pagare i contributi, che servono ad esempio per poter avere la malattia pagata. Con 51 giornate di lavoro regolare all’anno il lavoratore ha diritto al sussidio di disoccupazione. Ma le giornate di lavoro spesso non sono segnate e quindi il lavoratore perde i suoi diritti. Per essere assunti regolarmente, bisogna iscriversi ai centri per l’impiego.



     La crisi economica e le politiche del governo italiano stanno peggiorando la situazione per tutti, e i primi a pagare sono spesso gli immigrati, che sono i più isolati e ricattabili. Però anche gli italiani, soprattutto in regioni come la Calabria, subiscono gravi condizioni di sfruttamento e isolamento, e spesso questo crea conflitti con gli stranieri. Ma il razzismo è, anche questo, uno strumento di divisione che permette lo sfruttamento e l’impoverimento di tutti. Negare i diritti ad alcuni lavoratori vuol dire attaccare i diritti di tutti i lavoratori, perché se il padrone può dare a qualcuno una paga da fame, si abbassano le paghe per tutti.

  Per decidere il da farsi dobbiamo aspettare  ancora i riscontri dell"Osservatorio" "Migrantes"  o le indicazioni offerte dai mille costosissimi convegni scolastici sull' integrazione ... o possiamo passare direttamente a rimboccarci le maniche?