di Bruno Demasi
Era il 25 novembre 2004, quando Papa Giovanni Paolo II, ricevendo in udienza i partecipanti all'assemblea plenaria del Pontificio consiglio per i laici, in corso a Roma sul tema: “Riscoprire il vero volto della parrocchia” lanciava un monito accorato sulla necessità di rivitalizzare la parrocchia e soprattutto aprirla realmente a tutti e non solo a pochi “eletti”.
“La parrocchia – affermava il papa - è la cellula vitale nella quale trova naturale
collocazione la partecipazione dei laici all'edificazione e alla missione della
Chiesa nel mondo. In quanto presenza che richiama costantemente ogni uomo a
confrontarsi con il senso ultimo della vita, la parrocchia è porta aperta a
tutti, perché ognuno possa accedere al cammino della salvezza”. In questa
prospettiva, per Giovanni Paolo II, la parrocchia dovrebbe diventare quindi “il luogo per eccellenza dell'annuncio
di Cristo e dell'educazione alla fede”, che però “ha bisogno di rinnovarsi
costantemente per divenire vera ‘comunità di comunità', capace di un'azione
missionaria veramente incisiva”. “Cuore pulsante della parrocchia” e “fonte
della sua missione e presenza che continuamente la rinnova è l'Eucaristia”.
E da parte sua Papa Francesco, appena qualche giorno fa, nell’udienza in piazza San Pietro, ha sottolineato vigorosamente che “La Chiesa non e’ una ”elite”, ne’ ”un gruppo esclusivo”: tutti sono chiamati a farne parte, di qualsiasi origine siano, ”senza distinzioni. ”Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo perche’ e’ lui che ci chiama ci convoca ci invita a fare parte del suo popolo – ha spiegato – e questo invito e’ rivolto a tutti, senza distinzioni, perche’ la misericordia di Dio vuole la salvezza per tutti” ”Gesu’ non dice agli apostoli e a noi di formare un gruppo esclusivo un gruppo di elite – ha sottolineato Bergoglio -. Dice: andate e fate discepoli tutti i popoli. San Paolo afferma che ‘nel popolo di Dio, nella Chiesa, non c’e’ piu’ giudeo ne’ greco, poiche’ tutti voi siete uno in Cristo Gesu”’. Il Papa si e’ quindi rivolto ”a chi si sente lontano da Dio e dalla Chiesa, a chi e’ timoroso e indifferente, a chi pensa di non poter piu’ cambiare”, dicendo: ”il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo, lo fa con grande rispetto e amore. Lui ci invita a far parte di questo popolo, il popolo di Dio”.
Due richiami emblematici che calzano a
pennello
contro un’inveterata e pessima abitudine all’interno di molte delle nostre parrocchie, quella di affidare ogni cosa ai pochi che diventano gruppo inviolabile, casta, barriera quasi insormontabile per la condivisione piena dei carismi e della vita parrocchiale nel suo insieme anche nella sua dimensione spicciola e quotidiana.
contro un’inveterata e pessima abitudine all’interno di molte delle nostre parrocchie, quella di affidare ogni cosa ai pochi che diventano gruppo inviolabile, casta, barriera quasi insormontabile per la condivisione piena dei carismi e della vita parrocchiale nel suo insieme anche nella sua dimensione spicciola e quotidiana.
Se è verissimo infatti che i “lontani” stentano molto ad avvicinarsi
alla Chiesa, alle attività parrocchiali, è pur vero che, sempre più spesso,
se e quando tentano di farlo, si sentono subito estranei in un universo
costituito quasi per intero soltanto da addetti ai lavori che non li coinvolge e forse nemmeno o non sempre sa accoglierli!