lunedì 5 febbraio 2024

5 FEBBRAIO: IL RICORDO STRUGGENTE DEL TERREMOTO A OPPIDO NELLA FESTA DI SANT'AGATA (di Bruno Demasi)

 di Bruno Demasi
 
   Anche in questo 5 di febbraio 2024 , dopo 241 anni,  la mente corre almeno a due grandi eventi ormai indissolublimente legati alla storia della nostra terra e della nostra diocesi: il tremendo sisma, che distrusse Oppidum e  quasi tutti i paesi dell'attuale Piana di Gioia Tauro, e la memoria liturgica di Sant'Agata, la santa catanese che ha dato il primo prestigioso nome alla culla della nostra nostra chiesa locale, HAGIA AGATHE.
      Sul terremoto , di cui ricordiamo tutti oggi con commozione le innumerevoli e sconosciute vittime, esistono varie  pubblicazioni più o meno valide, che  ne descrivono  aspetti e situazioni particolari.  La realtà  del sisma si può invece sintetizzare in pochi scarni dati da cui balza agli occhi la cruda realtà del tremendo "flagello", come venne chiamato. 

      Dal 5 febbraio 1783  una lunga e devastante sequenza sismica, costituita da cinque forti scosse  susseguitesi nel giro di soli sessanta giorni, rappresentò una fase epocale per la vita economica, sociale e culturale della Calabria. Il 5 febbraio 1783 iniziò la sequenza, protrattasi poi per più di tre anni, che presentò cinque picchi massimi di attività: 5 febbraio, 6 febbraio, 7 febbraio, 1 marzo e 28 marzo.
Questi cinque fortissimi movimenti tellurici furono preceduti e seguiti da diverse centinaia di scosse minori, che ebbero effetti cumulativi devastanti su un territorio di varie migliaia di kmq. In meno di due mesi diverse faglie si attivarono dalla regione dell’Aspromonte all’istmo, tra il golfo di Sant’Eufemia e il golfo di Squillace, fino allo Stretto. La successione di queste violentissime scosse, caratterizzata dall’attivazione di faglie lungo la catena appenninica in direzione nord-est, diede luogo ad ampie aree di sovrapposizione degli effetti distruttivi.

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Effetti   dei 5 terremoti dal 5 di  febbraio al 28 marzo 1783
(M 7, Io XI MCS) da Catalogo dei Forti Terremoti in Italia.

    Il quadro cumulativo dei danni è vastissimo e di una gravità straordinaria: gli effetti distruttivi, accompagnati da estesi sconvolgimenti dei suoli e del sistema idrico, interessarono una vasta area comprendente tutta la Calabria meridionale. Oltre lo Stretto, fu travolto anche il messinese.In 182 paesi le distruzioni furono quasi totali; 33 di questi, dovevano essere ricostruiti in siti diversi. Nelle aree maggiormente danneggiate, su una popolazione di poco più di circa 400.000 abitanti, le vittime furono oltre 35.000  (circa 8% della popolazione residente). Il continuo ripetersi di eventi sismici di notevole intensità fece sì che il panico iniziale si trasformasse in autentica psicosi. Gli eventi sismici del 1783 scossero dalle fondamenta l’ordine sociale esistente, che già aveva dato segni di crisi negli anni precedenti: elementi turbativi dell’ordine pubblico e il diffondersi di epidemie, accompagnati da una generale convinzione che gli eventi sismici rappresentassero una sorta di punto di non ritorno, costituirono alcuni degli elementi caratterizzanti l’impronta sociale lasciata  nella società calabrese del tempo. Furono condizionamenti che agirono non solo nell’immediato, ma anche sul lungo periodo, intrecciandosi con gli avvenimenti politici della fine del Settecento e dei primi anni dell’Ottocento.

     Sulla tradizione bizantina di dare il titolo di un santo alle chiese locali e, in particolare, quello di Sant'Agata alla Theotokos di Oppido molto rimane ancora da studiare.
 Ci resta soltanto da affermare che dopo tantissimi studi e altrettante ricerche non si è riusciti a capire fino in fondo perchè il nome della martire catanese  sia stato legato indissolubilmente a quello di Oppido e della sua diocesi. Nei tre studi che ho pubblicato su questo blog ho cercato tuttavia di adombrare con sufficiente approssimazione, dati alla mano, i motivi per i quali il nome di questa grande santa per un breve periodo di tempo ha risuonato su queste balze collinari sulle quali è fiorita una grande civiltà e sulle quali  oggisono calati inesorabilmente il silenzio e l'incuria: ciò che non ha distrutto il grande Flagello del 1783 insomma  è stato annientato dalla colpevole indolenza degli uomini.