domenica 7 settembre 2014

L’ALTRA VARIA... L’ALTRA PROCESSIONE

di Bruno Demasi
     Non era neanche necessario aspettare il riconoscimento con cui l’ Unesco nel dicembre scorso iscriveva nella "Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity" la Varia di Palmi
insieme con alcune altre “Macchine processionali da spalla” che arricchiscono la tradizione devozionale popolare, per comprendere, tra l'altro, il valore inequivocabilmente cristiano di questo grande evento, di cui il sapiente reportage visivo di Toni Condello, che qui mi permetto di riprodurre, dà testimonianza commovente.
     La Varia, patrimonio immateriale dell’umanità, non è solo momento folclorico o passione di campanile, non è solo evento popolare o pathos culturale. E’ essa stessa processione! E ‘ fondamentalmente evento di Fede sebbene quasi sganciato artificiosamente dai suoi vitali e profondi legami con la liturgia ufficiale. E’ essa stessa la rappresentazione ardita, quasi temeraria, dello sforzo sovrumano di un popolo che si stringe intorno alla persona della Madonna per seguirla, proteggerla, esaltarla. E a nessuno a Palmi , dai più piccoli ai più vecchi, è negato il diritto di parteciparvi secondo le proprie forze fisiche e
spirituali, a nessuno è negato di tirare, realmente o virtualmente, un piccolissimo lembo delle enormi corde che trascinano la Macchina, pesante quanto sono pesanti l’Universo o il fardello della vita individuale. A nessuno è negato di diventare “mbuttaturi” per sorreggere e spingere, magari solo col cuore o con la preghiera condita di lacrime, il carro di Maria che riceve il premio celeste per il suo “Si” senza riserve al progetto di Dio.
     Una costante, questa, valida per tutte le processioni, dalle più piccole a quelle più spettacolari, nelle quali ogni partecipante si sente compartecipe di un progetto religioso o di un valore esistenziale e di fede condivisibile e – perché no? – rigeneratrice.
     Com’è possibile pensare che la Varia sia solo vetrina di tradizioni artefatte , solo passerella dei politici di turno o blasfema sostituzione della volontà popolare ai dettami liturgici? E come è possibile separare in un evento tanto armonioso e
unitario l’aspetto umano e “civile” da quello sacrale e religioso? Sono indubbiamente e indissolubilmente un tutt’uno!
     E guai se non lo fossero!      
   Troppo a lungo abbiamo scisso all’interno delle devozioni popolari i due momenti. Troppo a lungo e in maniera distratta e orgogliosa abbiamo pensato che la vera formazione cristiana esulasse totalmente da queste manifestazioni di popolo, dalle processioni o da altri momenti corali in cui la vita stessa della gente celebra a cadenze precise la mistagogia della propria fede sia pure con tutte le aberrazioni interessate che spesso vi si sovrappongono, con tutte le incrostazioni che non si ha la forza di ripulire nelle forme e nei tempi dovuti e che
di tanto in tanto esplodono col fragore del tuono, spesso utile a coprire ben altri fragori…
     Continueremmo a sbagliare se considerassimo la Varia soltanto un momento folclorico ambiguamente o pallidamente prestato alla Fede o le processioni soltanto momenti sacrali dati in pasto a gente idolatra o,
peggio, di cui si sono appropriati gli idolatri di una delle tante divinità venali e violente che ancora hanno i loro altari nella Piana. La Varia è anche Fede vera e corale!
     Come lo sono in grandissima parte anche le processioni, nessuna esclusa!
   Emendiamole, purifichiamole, restituiamole alla loro dignità cristiana, ma senza ridurle ad un’inutile damnatio memoriae o a quel ruolo marginale che è l’anticamera di peggiori agnosticismi o di ancor più drammatiche e nuove idolatrie.