mercoledì 19 novembre 2014

MA LA CAMPAGNA ELETTORALE SI FERMA ALLE PORTE DEL PORTO... ( Nonostante il convegno su ZES, logistica ed energia)

di Bruno Demasi 
   Sarebbe stato nodale, imprescindibile che in questa vigilia elettorale spenta e arruffata si fosse tornati a parlare di quel volano di sviluppo, non solo per la Piana, ma per la Calabria intera, che è costituito dal porto di Gioia Tauro, e che si fossero assunti precisi e concreti impegni per risollevarne le sorti insieme con quelle di una Regione come la nostra che registra il più basso tasso di occupazione ( 37% nel primo semestre di quest’anno, secondo il dato Bankitalia di due giorni fa) e  si colloca invece nel posto più elevato per intrecci politico-mafiosi e tasso di corruzione (224 arresti nell’ultimo anno di riferimento, il numero più alto rispetto a tutte le regioni italiane, persino rispetto a Lombardia, Campania e Sicilia). 
   Un porto, una regione succubi di attese inutili e snervanti, e non già perché il Presidente del Consiglio il 7 novembre scorso non si sia fatto vedere , come aveva lui stesso stabilito, per “inderogabili” impegni , ma perché a fronte di un fiume impetuoso ed esondante di parole e di promesse, di fatti concreti, come l’istituzione della Zona Economia Speciale, non se ne vedono.
    In questo quadro desolante ha assunto un rilievo gigantesco l’iniziativa di qualche settimana fa organizzata dall’Istituto di Alti Studi e Scienze Ausiliarie ( IsAG) e dal Centro per la Formazione, la Ricerca, l’Innovazione tecnologica e lo Sviluppo (CeFRIS), due belle realtà di sviluppo, la seconda delle quali addirittura operante anche a Gioia Tauro. Un’iniziativa effettuata nei palazzi del Parlamento dal titolo molto eloquente: ZES, Logistica ed Energia: fattori di sviluppo per il porto di Gioia Tauro,concretamente volta a gettare più di un sasso nello stagno, anzi nella palude politica e strutturale in cui ormai parlare di sviluppo del Porto può sembrare quasi una scommessa. 
   Un convegno che ha permesso di approfondire sul serio la questione del possibile sviluppo per il porto di Gioia Tauro sia a livello strettamente economico e imprenditoriale sia a livello politico e strategico, in un’ottica locale e regionale, ma anche nazionale ed europea.
    Grazie alla sua ubicazione e alla conformazione geografica del territorio sul quale esso insiste, il porto infatti non si pone più banalmente quale “porta dell’Europa” come in modo paternalistico ed eurocentrico lo si vede vede dai palazzi del Consiglio d’Europa, ma cuore del Mediterraneo, quindi possibile volano di un’economia a vocazione euro-mediterranea.
     Un storia difficile quella del porto , come è emerso dal Convegno, tanto che esso oggi presenta una sostanziale inefficienza specialmente a livello di logistica portuale, restando ancora e malgrado tutto soltanto un porto di transhipment, cioè addetto allo smistamento di container su navi feeder che poi devono dirigersi verso porti secondari. Ed il motivo principale per cui attualmente gli investitori non guardano con particolare interesse alla zona è tuttavia la mancanza di adeguate infrastrutture ferroviarie che permetterebbero, ad un costo più basso, di raggiungere le mete via terra, ma anche la mancanza strutturale di energia a buon mercato, tale da favorire la nascita e lo sviluppo in loco di imprese.
     Il convegno ha ribadito con forza che la ZES, oltre che aiutare a sbloccare quest’ assurda situazione di stallo sia del porto sia della regione intera, potrebbe garantire una serie di aiuti di Stato previsti espressamente dall’UE per quelle regioni in ritardo di sviluppo che rientrano nell’ex “Obiettivo 1-convergenza” e intelligentemente  ha focalizzato l’attenzione per la prima volta, ad opera del responsabile del Ce.F.R.I.S. dr. Domenico Napoli, sull’importanza cruciale che riveste la formazione nel rapporto tra istruzione e mondo del lavoro.
   L’obiettivo ambizioso del Ce.F.R.I.S. in effetti è creare delle professionalità specializzate da introdurre nel mondo dell’imprenditoria privata. In tal senso l’istituzione della ZES potrebbe davvero essere un’occasione unica per l’inserimento di giovani figure professionali del territorio, specializzate e preparate, senza contare che l’innalzamento della qualità del lavoro potrebbe sollecitare le imprese dell’indotto a divenire sempre più interessanti e competitive.
    Sarebbe troppo chiedere ai politici regionali e nazionali un impegno finalmente serio e non parolaio per quest’ultima spiaggia dell’economia calabrese e italiana di cui colpevolmente non si fa alcuna menzione neanche nel cosiddetto decreto “SbloccaItalia”? Sarebbe troppo chiedere a chi andrà fra qualche giorno al governo della Regione di evitare accuratamente per il futuro ogni passerella pubblicitaria sulle banchine del porto, ma di assumersi  fin da adesso soltanto  l'onere di rimboccarsi le maniche per lavorare, e lavorare bene, senza sconti per nessuno, per lo sviluppo di questa importante struttura che appartiene a tutti e non soltanto ai trafficanti...?