domenica 4 gennaio 2015

LA CHIESA CALABRA CONTRO L”ADORAZIONE DEL MALE E IL DISPREZZO DEL BENE”

di Bruno Demasi
   E’ stata pubblicata il giorno di Natale 2014, a distanza esattamente di sei mesi dai noti fatti del 2 luglio scorso, ma la risonanza che ha avuto sui media e dai pulpiti delle chiese mi è sembrata piuttosto rauca e sparuta, anche se si tratta per la Calabria di una Nota Pastorale decisamente esplosiva e fondante, almeno per le enunciazioni di principio, il cui testo completo può essere consultato aprendo il link che segue: CEC-Nota-Pastorale-sulla-ndrangheta-completa.pdf
   Si tratta del documento dei vescovi calabresi che nel titolo si presenta con una generica e anonima affermazione di fondo “Testimoniare il Vangelo”, mentre nel sottotitolo viene presentato come una “Nota Pastorale sulla ’ndrangheta” ritenuta “adorazione del Male e disprezzo del Bene” e distribuito in 13 lunghe pagine , distinte in quattro paragrafi.
    Il primo ribadisce, qualora ce ne fosse bisogno, che la Chiesa vuole porsi come Madre ed esperta di umanità, ma afferma a chiare lettere che la “ mafia è qualcosa di disumano”; nel secondo, sulla scia di quanto riaffermato da Papa Francesco a Sibari, scruta la difficile posizione della Chiesa locale “dinanzi al doloroso male della ndrangheta”, considerato “antistato” e “antireligione”; nel terzo paragrafo i vescovi si interrogano sui rapporti tra la Chiesa locale e le istituzioni dello stato, in primis la Magistratura e le Forze dell’Ordine; nel quarto c’è un aperto invito a tutti a convertirsi e l’ annuncio ufficiale della costituzione di un Direttorio, mediante il quale quanto offerto, a titolo di riflessione, in questa nota pastorale dovrebbe diventare norma concreta di azione quotidiana per tutta la comunità ecclesiale calabra.
    Da laici forse avremmo preferito che la traduzione in norme della riflessione episcopale fosse stata curata – e subito – dagli stessi vescovi senza affidarla a un organismo ancora da costituire, anche se esso sicuramente vedrà la presenza di persone serie, imparziali, al di sopra di ogni sospetto e al di fuori di ogni rotta possibile di collusione. E se sull’efficacia che avrà l'operato di questo direttorio solo il tempo potrà dare risposte, sull'urgenza di costituire lo stesso e di farlo agire con celerità  non c'è alcun bisogno di  ulteriori conferme.
    Fin da ora però, appunto ancora come laici, che aborriscono ogni forma di clericalismo e tutto ciò che di nocivo e  strisciante  tende a incunearsi sempre in queste  azioni, ci sentiamo di avanzare al costituendo Direttorio alcune proposte e alcuni spunti operativi di massima:

· Dettare norme vincolanti, chiare , brevi e precise per la seria costituzione e il funzionamento dei consigli pastorali parrocchiali e degli affari economici e per la loro azione trasparente , concorde e rappresentativa di tutte le esigenze del contesto parrocchiale, nessuna esclusa;

· Affidare ai consigli pastorali parrocchiali , in una con le altre incombenze progettuali relative all’azione di evangelizzazione, di carità e di liturgia della parrocchia, anche la funzione di “Comitato –feste” responsabile in solido di ogni scelta effettuata;

· Ribadire , come già fa tra le righe la nota pastorale dei Vescovi, che ogni forma di acquiescenza, corruzione e/o di collusione da parte del clero, con o senza complicità o istigazione a vario titolo da parte di terzi, è perseguibile anche in via giudiziaria oltre che disciplinare;

· Ripristinare infine, alle condizioni di cui sopra, nella diocesi di Oppido-Palmi le processioni a partire dal 9 luglio 2015 (cioè a un anno esatto dall’inizio del divieto), fatte salve le processioni della Patrona della Diocesi, il 25 marzo, e quelle del Corpus Domini, che potranno essere effettuate prima del ripristino delle altre. 


Proposte brutali? No, solo realistiche.
Prosit!