domenica 1 febbraio 2015

Barlaam in bicicletta: IL BATTESIMO DEL SAPERE

di Natalino Russo
(Inizia con questo primo pezzo, che è quasi un preambolo o una presentazione, la serie di tappe di un
viaggio nella cultura calabrese vissuto e raccontato da Natalino Russo, che vive al Nord , ma è seminarese a oltranza, come il grande Barlaam. E’ autore capace di molta autoironia ed autocritica, dunque grande anche lui, non per nulla gli piace citare spesso Goethe quando osserva che :" Certi libri sembrano scritti non perché leggendoli si impari, ma perché si sappia che l'autore sapeva qualcosa" . Gli pace anche dichiarare subito che sarà conciso e politicamente corretto, ma può stare tranquillo perché se, inframezzata qua e là troveremo qualcuna delle sue battute, a volte micidiali, non ce la prenderemo. Sappiamo già che il suo intento è  solo quello di strappare qualche riflessione e anche qualche sorriso a chi avrà la bontà di impiegare il proprio tempo a leggere queste sincere e sagge riflessioni giocate sul filo dell’umorismo levantino che ancora – grazie a Dio – impregna tanti discorsi quotidiani nei nostri malcapitati paesi. Grazie, Natalino.  -   Bruno Demasi)
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   Quando, quasi 50 anni e oltre 50 chili fa, fresco del diploma di Maturità Classica, giunsi a Milano, mi sentivo, proprio a causa di quel pezzo di carta, ma anche dell’inesperienza dovuta alla giovane età, una persona colta, un saputello, come si suol dire. Ma bastarono pochi giorni, qualche ora in luoghi pubblici, come l’Università o una libreria, o pochi scambi di vedute con altre persone e, soprattutto l’incontro con una ragazza che colta non si sentiva, né millantava di esserlo, ma che lo era alla grandissima e nel vero senso, e più alto, del termine, a farmi capire che non Sapienza, bensì Ignoranza era il nome della ragazza con la quale mi ero fidanzato diplomandomi che, appunto come fanno tutti gli innamorati con l’innamorata, avevo idealizzato valutandola appunto assai più di quanto valesse in realtà e scambiando un difetto, appunto l'ignoranza, per un pregio: la sapienza.
    Non scorderò mai la prima domanda che questa ragazza mi fece, quasi a bruciapelo, dopo avere saputo che ero calabrese , più precisamente della Piana di Gioia Tauro:”Conosci Francesco Ciléa e Corrado Alvaro ?”. Il cervello mi si ghiacciò, la bocca si seccò, la salvazione si azzerò e la lingua, solitamente sciolta”Di Ciléa conosco solo il monumento che gli ha dedicato la sua città natale, Palmi (rappresentato anche da un busto di donna con un bellissimo seno che a quei tempi era il massimo che si potesse vedere e che per quanto di semplice similbronzo eccitava abbastanza noi studenti che lo guardavamo mentre ci passavamo davanti per recarci al vicino liceo Nicola Pizi; tutto l’opposto di oggi quando se ne vedono fin troppi, di carne o di plastica che siano). Quanto ad Alvaro – aggiunsi - conosco i 4 fratelli Vincenzo, Nino, Salvatore e Orlando, ma questo Corrado, non so proprio chi sia”. “Ma - rispose lei accigliata, segno che non aveva apprezzato la mia battuta, in verità un po’ sciocca - come potete sperare che siano gli altri a rivalutare voi, la vostra storia, le vostre bellezze naturali, i vostri monumenti, siti d’arte, il vostro artigianato, la vostre arti, tra cui musica e letteratura, in primis, la vostra storia , se poi, siete voi stessi i primi a ignorarli ?”
   “Aspetta, che chiamo il mio avvocato”,  le risposi.   “No, no,  niente avvocati, non ti sto accusando
personalmente, parlavo in generale. Vedi io sono romagnola, di Ravenna precisamente, ma ho avuto una nonna che è vissuta in Calabria, si è innamorata e della Calabria mi ha sempre detto mirabilie, non nascondendo ovviamente i vizi, le magagne e i difetti, in primis il cancro della criminalità; ma
valorizzando il bello e il buono che c’era e che c’è. Una cosa, comunque, mi ripeteva continuamente: i peggiori nemici della Calabria ( ma è un discorso che vale per tutto il Sud ) spesso sono i Calabresi, gente meravigliosa per alcuni aspetti, intelligenza, perspicacia, forse troppa, ospitalità, generosità, laboriosità, genialità, ma che spreca tutto, principalmente a causa dei vizi capitali, tra cui l’accidia, o pigrizia ( sarà il clima: il caldo rammollisce ) di molti a fronte della forse eccessiva laboriosità di altri, o la secolare rassegnazione, che porta anche i più volenterosi ad abbandonare presto qualsiasi iniziativa o progetto per cambiare le cose. Del resto, dopo Don Chisciotte, di gente disposta a lottare contro i mulini a vento non ce n’è più stata”.
    Alle parole, quella ragazza, che da allora divenne la Musa del mio (limitato) sapere, fece seguire un bel gesto : il dono di alcuni libri, tra cui “Gente d’Aspromonte” di Alvaro e una biografia di Cilea, del quale una volta arrivati a casa sua mi fece sentire “Il lamento di Federico” dall’Arlesiana, dal cui primo ascolto, per quanto digiuno di cultura musicale, compresi che certe cose belle come quella poteva concepirle e realizzarle solo un genio. Il mio viaggio nel sapere, con quella ragazza nel ruolo di Virgilio, prosegui e, oggi, dopo mezzo secolo, posso e devo dire che molto del poco che so lo devo al fatto d'averla incontrata e frequentata, seppure, a causa di un tragico destino, per pochi mesi. I mesi più belli e importanti della mia vita.
       Ora, io non sono bello, né colto, né intelligente come quella ragazza ( che è diventata la protagonista del mio libro autobiografico  ancora in bozza,  che chissà quando completerò e pubblicherò, appunto per quella pigrizia degna di Oblomov, che mi porto addosso e di cui parlava la nonna della ragazza) ma vorrei essere per qualcuno che avrà la bontà di leggermi una specie di Cicerone che, pur con la sua pochezza e modestia, lo guidi attraverso la conoscenza dei nostri tesori minimizzati, misconosciuti, se non addirittura nascosti, e/o del tutto ignorati. E, nel contempo, mi propongo di segnalare e, nel mio piccolo di smascherare, tutto ciò che per opportunismo, ruffianeria, clientelismo, eccetera viene spacciato per oro, ma oro non è, e nemmeno ottone, soprattutto in campo letterario.
    Preciso subito che da almeno due-tre secoli non siamo più stati all’altezza di altre regioni meridionali, essendoci fermati, dopo i fasti di Barlaam, ai Fratelli Grimaldi , troppo poco, soprattutto, pensando a Sicilia, Sardegna, Campania, Puglia che hanno avuto nei vari campi Moro, La Malfa, Segni, Cossiga, Leone, Napolitano, De Nicola, da oggi Mattarella ( noi Misasi e, massimo, un Mancini ) Sciascia, Pirandello, Deledda, De Filippo Eduardo, ( noi il solo Alvaro ). 
    Ora, mettiamo che, in una scala da uno a cento, quelle regioni valgano 80 e noi solo 30, ma se quel trenta non lo valorizziamo e non ci aggiungiamo magari la lode , dove pensiamo di andare ? Intanto, non siamo dei grandi lettori, appunto perché la lettura è fatica ed è difficile che chi legge poco e male poi scriva molto e bene, ergo, abbiamo tantissimi scriventi (letteralmente "che scrivono") e pochissimi e non eccelsi scrittori. Per adesso, ma se riusciamo a smuoverli…io, ad esempio, ne conosco uno , tale Domenico Maria Managò, autore di Nostos, un vero capolavoro……
    Penso, inoltre, che i libri, il sapere, la cultura, la scuola siano il miglior presidio e l’antidoto più efficace contro la delinquenza, singola, di gruppo, o organizzata. Fateci caso, ciascuno di voi passi in rassegna i fatti criminosi del proprio paese e vedrà che raramente vi sono coinvolti dei diplomati, o laureati, o persone che svolgono un lavoro, o hanno una buona posizione sociale. Ma, non perché siano figli della gallina bianca, più semplicemente perché hanno qualcosa da perdere e se delinquessero, metterebbero a repentaglio quel qualcosa.
    Ciò , anche per l’ovvia ragione che se un bimbo trova in casa dei libri, probabilmente leggerà e studierà, se trova una zappa, zapperà e se trova genitori che gli insegnano l’educazione, che gli consigliano di non litigare e se litiga di fare pace e che il solo modo di guadagnare sia quello onesto; egli si comporterà bene; mentre se trova armi e genitori che gli dicono di pestare chiunque gli faccia ombra e che col crimine fare soldi è più facile; purtroppo sparerà e delinquerà. 
   Con le dovute eccezioni, ovviamente, ma le eccezioni sono lì a confermare la regola. Il male purtroppo è prolifico ed ereditario, laddove il bene è spesso sterile e impotente.
    Alle prossime.