giovedì 5 febbraio 2015

LE COLPE DEI PADRI CALABRESI E IL DESTINO DEI FIGLI

di Domenico Rosaci
(Quale eredità abbiamo preparato  colpevolmente in Calabria? Quale scempio mai punito stiamo consegnando ai nostri figli? Asciutte e  amare le riflessioni espresse con grande chiarezza e capacità di sintesi per questo blog  dal professore e scrittore Domenico Rosaci, corredate  da qualche bel video che  ricorda la voce  e l'arte di qualcuno scomparso in questi giorni che di sè ha invece lasciato una immensa eredità artistica: Mimmo Martino dei Mattanza) - Bruno Demasi- 
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   Non è retorica di campanile sottolineare che la Calabria è terra di incredibili ricchezze che hanno ispirato il canto dei poeti e la fantasia degli scrittori. E’, per fare solo un esempio, lo Stretto che la divide dalla Sicilia quello Stretto che Omero descriveva narrando delle avventure di Ulisse tra Scilla e Cariddi, ed è sull'istmo tra il golfo di Sant'Eufemia e il golfo di Squillace che egli collocava la leggendaria terra dei Feaci.
   Una terra bella come  era bella  Nausicaa dalle bianche braccia. Tanto bella da generare i versi della poetessa locrese Nosside, che ammaliò col suo canto tutta la Grecia antica, e quelli del reggino Ibico, annoverato dagli alessandrini tra i nove poeti eccelsi della lirica greca.
   Una terra che ascoltò gli insegnamenti di Pitagora, tra i fondatori del pensiero occidentale.
   Una terra così famosa e decantata nel mondo antico, che dal suo mitico re, Italo, i greci fecero derivare il nome dell'intera penisola italiana.
   Che ancora nel Medioevo, donava i natali a filosofi dello spessore dello stilese Tommaso Campanella e del cosentino Bernardino Telesio. E che vedeva diffondersi la spiritualità di Gioacchino da Fiore, il cui nome Dante cantò nella sua Commedia.
  Una terra così intrisa di spiritualità, da ispirare il cammino di eremiti famosi, come il reggino Elia e il rossanese Nilo, resi Santi addirittura da due chiese (quella cattolica e quella ortodossa), e di Bruno di Colonia, che vi fondò una delle prime Abbazie certosine d'Europa.
   Qui in Calabria, a Mileto, era stabilita la corte di Ruggero I di Altavilla, fondatore del Regno Normanno. E i Normanni, affascinati dal meraviglioso paesaggio calabro, ambientarono qui le leggende delle loro terre. E così, in qualche calda giornata estiva, passeggiando lungo lo splendido lungomare di Reggio Calabria che D'Annunzio definì "il più bel chilometro d'Italia", vi potrebbe capitare l'incanto di vedere paesi e palazzi della costa siciliana deformarsi e specchiarsi tra cielo e mare, vicini a tal punto da distinguerne gli abitanti. Un incanto che Ruggero d'Altavilla attribuì alla Fata Morgana delle sue leggende popolari nordiche, la cui bacchetta magica avrebbe avvicinato così tanto la Sicilia alla Calabria per indurlo a conquistare l'isola.
   Come può una simile terra essere diventata oggi, secondo i dati del rapporto Svimez 2014, la regione più povera d'Italia, con un PIL pro-capite di 15.989 euro, ovvero meno della metà del PIL di una persona che vive in Valle d'Aosta?
   Come può questa terra essere diventata quella che dà meno lavoro in assoluto, come ci dicono i dati ISTAT 2013? In Calabria oggi lavorano meno di 4 persone su 10 con età compresa tra i 15 ed i 64 anni.
   Come può il territorio calabrese essere diventato così inquinato da far dire al procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho: "La Calabria arriva da anni di disastri, i segnali di un inquinamento irreversibile risalgono al ‘92, ma nulla è stato fatto per verificare quanto il nostro territorio sia stato inquinato. L'insorgenza di malattie legate al traffico di rifiuti è una bomba, ormai pronta ad esplodere."
   Come possono le acque calabresi, cantate dai poeti, essere oggi così inquinate che addirittura nell’80% dei casi campionati da Legambiente (19 su 24) sono state registrate cariche batteriche almeno due volte più alte di quelle consentite dalla legge, con un giudizio di “fortemente inquinato”? E non è solo Legambiente a denunciare questa situazione, visto che nella recente procedura di infrazione europea sul trattamento dei reflui urbani sono 129 i comuni calabresi in cui vengono segnalate “anomalie” sulla depurazione. A luglio 2014, la procura di Vibo Valentia, guidata da Mario Spagnuolo, denuncia trenta sindaci tutti del vibonese per scarico abusivo, al termine di un’indagine a tappeto condotta dalla Capitaneria di Porto di Vibo Marina che ha messo sotto osservazione gli impianti di depurazione del territorio provinciale.
   Come può il nobile territorio della Calabria essere completamente invaso dai rifiuti, con i cumuli di spazzatura che invadono Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza e, in misura minore, a Crotone, tra crescenti problemi igienico sanitari e inviti ai cittadini a contenerne la produzione?
   Davanti a tutto questa messe di dati incontestabili, come fanno i cittadini calabresi a non comprendere che da decenni e decenni la loro terra è stata gestita ed amministrata da gente corrotta?
   Gente che però continua a venire confermata, attraverso un voto popolare evidentemente clientelare, alle massime istituzioni regionali, sulla scorta dell'eterno ritornello "non sono tutti uguali".
  Ma è davvero possibile che chi ha governato in passato, a qualunque livello, questa regione, possa davanti a tanto scempio, venire riconfermato per altri mandati ed incarichi? E' possibile che i calabresi continuino a scegliersi come amministratori personaggi che già hanno "animato" con le loro gesta le passate legislature?
   E' possibile per i cittadini calabresi continuare ad operare così, senza sentirsi colpevoli?
   Credo che la domanda sia lecita, ma di risposte i Calabresi non sembrano volerne dare e  così la ricchezza di una terra nobile continua a venire sperperata, e ai figli di questa terra, per colpa dei loro padri, non resta che fare le valigie e andare via.
   Secondo i dati AIRE, al 30 maggio 2012 erano oltre 300.000 gli emigrati calabresi nel mondo. Numero che ha continuato e continua ogni giorno a crescere, con interi paesi che si spopolano, o restano abitati da poche persone anziane.
   E' questo il risultato della corruzione. Questa l'eredità che le vecchie generazioni lasciano alle nuove.
   Perché le colpe dei padri ricadono sempre sui figli!