venerdì 20 febbraio 2015

Maria Carmela Lanzetta: IL PD DEVE ANCORA UNA RISPOSTA ALLA SOCIETA’ CIVILE CALABRESE


    Dopo le sue dimissioni da Assessore alla Cultura nel governo regionale calabrese , presentate prima ancora di insediarsi e precedute dalle dimissioni da ministro per gli affari regionali e le autonomie, Maria Camela Lanzetta – ed era ora – sarà sentita nei prossimi giorni dalla commissione Antimafia. La sua durissima ed encomiabile presa di posizione contro l’ atteggiamento di Oliverio nella nomina della Giunta Regionale e contro quello del suo segretario di partito Magorno non sono problemi che riguardano solo il PD, ma, come osserva a chiare lettere la stessa Lanzetta, dell’intera società civile calabrese che ha il diritto di avere chiarimenti assoluti e rapidi da parte del partito di maggioranza sia in questa regione sia in sede nazionale. A quasi quattro mesi dalla tornata elettorale calabra si registrano infatti solo nauseabonde lotte intestine tra politici “vincitori” di cui la Calabria ( già vessata da una precedente, ambigua e fallimentare gestione) farebbe volentieri a meno. Si registrano però al contempo gravissimi atti politici nella cui palude è proprio la Lanzetta a lanciare coraggiosamente ancora un sasso in una lettera aperta alla Calabria e al suo stesso partito, di cui riporto qui un ampio stralcio. (Bruno Demasi)
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   Non vedevo l'ora che si arrivasse alle elezioni (in Calabria) ed a una possibile vittoria del centrosinistra per mettere a frutto la collaborazione con una nuova giunta regionale, visto che con la precedente sono stata costretta, tra l'altro, come Ministro, a contestare alcune leggi del Consiglio regionale…
   Rinunciare quindi alla nomina di assessore regionale, è stata una decisione attraverso la quale "mi
sono seduta dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”. Del resto il silenzio del segretario regionale, sia sulle dimissioni del Ministro Lanzetta che sulla nomina di De Gaetano, nonostante un comunicato di Palazzo Chigi abbia sostenuto che la vicenda De Gaetano "non è sufficientemente chiarita", la dice lunga sul disagio di un partito in cui sembra che sia prevalsa la Restaurazione, diretta e/o indiretta.
   L'accusa che avrei atteso due giorni prima di rinunciare alla nomina è solo ridicola e pronunciata in mala fede. Infatti, pur avendo molti dubbi, non era facile prendere una decisione dal momento in cui il mio ruolo avrebbe dovuto essere anche quello di raccordo con il governo; pertanto ho voluto raccogliere molte più informazioni sulla questione e dare una risposta sicura ed inequivocabile su una scelta che, sicuramente, avrebbe provocato- come è successo- risentimenti personali e politici. Ricevo inviti ogni giorno da ogni parte d'Italia per parlare di Regole, di Legalità e anche di Beni Culturali, ma devo confessare che mi trovo in grande difficoltà a parlare anche come esponente del PD. Infatti è possibile parlare di Regole nel momento in cui le stesse non vengono rispettate da tre, dico tre segretari provinciali del PD che ancora non si dimettono da mesi pur essendo stati eletti in altri importanti incarichi, provocando la ribellione di molti circoli? Come è possibile parlare di Beni Culturali, dal momento in cui dovrei spiegare che in una città guidata da un sindaco PD, presidente dell'ANCI Regionale e presidente dell'Assemblea Regionale, è stata deliberata una cementificazione oltraggiosa della storia e della cultura archeologica, tenendo all'oscuro i cittadini che giustamente e per fortuna si sono ribellati facendo le sentinelle al sito archeologico, nel freddo del giorno e della notte, per far sospendere i lavori?"
   "Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente" "La verità la conoscono in tanti, ma facendosi scudo della poltrona che hanno conquistato, o sperando in una da conquistare, cercano di resistere all'evidenza dei fatti in attesa della normalizzazione politico- mediatica.
    Ma al di là del fatto giudiziario io chiedo a gran voce un chiarimento politico che deve venire soprattutto dall'Assemblea Regionale. Del resto le mie considerazioni non chiamano in causa i consiglieri regionali che sono stati proposti o già rinviati a giudizio per Rimborsopoli e altro; perché per loro c'è ancora la possibilità di dimostrare l'estraneità ai fatti loro contestati, come ci auguriamo. Mentre invece i fatti che coinvolgono, indirettamente, l'assessore De Gaetano sono stati già
documentati e non smentiti. E non facciano finta di non capire la vera questione che stiamo ponendo quanti stancamente ci ricordano che "De Gaetano non è indagato". Lo sappiamo bene, grazie, e siamo contenti per lui. Ogni giorno ricevo decine di messaggi e di telefonate di elettori e simpatizzanti che manifestano la delusione, per usare un eufemismo, per come le promesse elettorali di rinnovamento sono state disattese.
    Sono messaggi che chiedono, anche e soprattutto, che venga spiegato come mai un ex consigliere regionale non viene ricandidato alle ultime elezioni regionali, perché avrebbe svolto due mandati consecutivi - ma non e' vero - e poi lo stesso ex consigliere ce lo ritroviamo nominato come assessore, senza "se" e senza "ma". 
   Questo strano modo di procedere e tutta la vicenda giudiziaria, ripeto mai smentita, è sufficiente per porre un problema politico a cui il PD deve dare una risposta certa e inequivocabile per uscire dalle ambiguità già rappresentate. E' la risposta che il PD deve dare non solo agli addetti ai lavori, ma alla società civile calabrese che chiede da tempo - e oggi a maggior ragione - " chi e' politicamente il partito democratico in Calabria ", perché una questione politica è Politica”.(Maria Carmela Lanzetta)