martedì 10 marzo 2015

Barlaam in bicicletta: LETTERATURA FOREVER

di Natalino Russo Seminara
    Di letteratura - ed è un bene - ormai ci si riempie la bocca e la tastiera in tanti, specialmente sui social network e nei media in genere, ma si tratta di un universo ormai solo svendibile a buon mercato o rimane ancora qualcosa di rispettabile per pochi o per tanti?
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   Questa non ha la pretesa di essere una “Lectio” e tanto meno “Magistralis”, ma una mia semplice e modesta dissertazione su quella cosa meravigliosa e importante che è la Letteratura e sul mio personale modo d’intenderla e non sulle innumerevoli patacche che nel nostro tempo vorrebbero spacciarsi per Letteratura.
    Premetto immediatamente che un libro, così come un film, o una canzone, non potrà mai, come usa dire con una frase fatta “ cambiare la vita”. Sarebbe ben modesta cosa una vita se bastasse così poco a cambiarla. La vita cambia per una grave malattia, propria o dei familiari; per un improvviso impoverimento, o arricchimento; per il matrimonio, la nascita dei figli, una laurea, o l'Ordine Sacro sacerdotale ( assimilato al Matrimonio, con Gesù, o la Madonna, anziché altro essere umano) o, purtroppo, per la perdita di una persona cara, specie se prematura, o in tragiche circostanze.
    Un libro, semmai, se è un buon libro e non una somma di pagine stampate e stiracchiate, come spesso avviene, può essere una lampadina, un faro, di pochi o molti watts fa luce, chiarezza, su determinati aspetti della vita e che può , magari, fare cambiare qualche idea, o modificare qualche convinzione, più o meno radicata. Diciamo che è come il Liceo, o il Latino, ovvero che “apre” la mente e la innaffia, facendo conoscere e capire di più. Faccio un esempio personale : per via di qualche piccolo gesto di altruismo, presupponevo scioccamente di essere un mostro di generosità, finché non ho letto il libro “La Città della Gioia” di Dominique Lapierre. Di quello che lui racconta e che, per quanto romanzato è basato su fatti veri, non mi colpì tanto la ben nota opera di carità di Madre Teresa e delle sue consorelle a Calcutta, quanto la storia di un medico americano, un luminare, figlio di un luminare proprietario di varie cliniche, un bell’uomo, circondato da donne bellissime, ricchissimo, con una vita da favola, che lascia tutto, ma proprio tutto, come un San Francesco del XX° secolo e se ne va in India a curare i lebbrosi, a dormire in baracche infestate dai topi, a patire la fame e a rischiare la vita perché anche sulla povertà e sulle opere di Carità ci sono Mafie che speculano e vogliono lucrare e i boss di Calcutta non tolleravano che lui facesse loro concorrenza donandola gratis.
  Lì, si è accesa una lampadina che mi ha fatto capire che io, per potere fare parte della categoria dei generosi, avrei dovuto farne di strada e quella di quel medico stava alla mia, come una montagna a un topolino.
    Tornando a bomba e sperando che non scoppi., io immagino la Letteratura come una grande Casa, o un Palazzo. Alla base ci sono i Pilastri. Omero, con la sua Iliade e Odissea, Dante con la Divina Commedia, Shakespeare e Leopardi con la loro Opera Omnia, la Bibbia ( e, per me personalmente, Emily Dickinson con tutte le sue 1775 poesie e , sopratutto, con le sue lettere che sono altrettante poesie in prosa). E poi decine di architravi, centinaia di muri maestri, di "solette" ( da non confondere con le sòle, alla romana ) , pareti, infissi, sanitari eccetera; ovvero i Grandi, gli scrittori e i poeti, autori di autentici e consacrati capolavori, riconosciuti tali universalmente, al di là ovviamente “de gustibus”, sui quali “non disputandum est”.
    A questo punto, vi e mi chiederete come si fa, tra milioni, forse miliardi, di pubblicazioni, a distinguere un capolavoro, da un normale libro, o da una autentica ciofeca ?
    E qui ci sta un’altra premessa : ci sono libri con una trama, una storia e spesso un incipit, o una conclusione, tra il fantastico, l’avvincente e il coinvolgente, ma dal lessico e di stile mediocri, o pessimi; altri, invece, scritti con stile e lessico altissimi, ma la cui storia, o trama, (o contenuto, per la saggistica) lascia molto a desiderare. In queste due categorie confluiscono migliaia di libri; poi ci sono milioni di libri con storia, trama, lessico e stile tutti pessimi che vanno immediatamente gettati nella spazzatura, o usati per pareggiare un tavolo che pende, o ancora, usati come carta da parati per fare da tappezzeria, e/o, che meritano di essere lasciati nel cellophane ( anche se molti di questi, per mille motivi, hanno venduto milioni di copie).
    I capolavori sono quelle opere , saggi, commedie, drammi e tragedie, in prosa, o poesia, scritti benissimo e con una trama, una storia, un insegnamento, una rivelazione, o quant’altro, veramente importanti. Libri, cioè, che emozionano, commuovono, o divertono, insegnano e, soprattutto, invitano a meditare e che, in definitiva, ci rendono migliori, più colti, istruiti e saggi, di quanto non fossimo prima di averli letti. Quei libri che ,mentre li leggi, ti devi spesso fermare, inserire il segnapagina, e pensare, “Ma, io questa cosa l’avevo in mente, anche se non sapevo come esprimerla”, oppure “Ma, dove trova tali parole, questo qui ?”.
    Dunque invito tutti a non farsi ingannare dalle campagne promozionali, dalle prefazioni sempre adulative. Avete mai visto su una lapide :”Qui giace un farabutto ?” No, perché riposano solo persone buone, oneste e giuste, anche se picchiavano la moglie e violentavano bambini. Allo stesso modo, mai leggerete in una prefazione : ”Questo libro fa schifo, gettatelo nella spazzatura”, ma solamente lodi, accostamenti, e/o, paragoni con altri scrittori che si rivoltano nella tomba (Da qui i terremoti).
    E diffidate anche dei critici letterari, a volte ammanicati con le case editrici dei libri che recensicono. Oggigiorno, conta molto l’apparizione, o il passaggio in un talk show. Ricordo che in un un anno, di "Così
parlò Bellavista" si erano vendute pochissime copie, comprate, presumo, dai familiari, amici e parenti di Luciano De Crescenzo, finché quest’ultimo non ebbe la fortunata occasione di poterne parlare al Costanzo Show : la settimana dopo volarono via tra 20 e 30 mila copie e dopo qualche mese, ne trassero un film. Ciò a prescindere dall’intrinseco valore del libro ( comunque, discreto e piacevole).
    E, diffidate anche delle lodi fatte da Tizio al compagno di ideologia Caio, giacché , come diceva Ottiero Ottieri .”L’uomo ritiene intelligenti solo quelli che la pensano come lui e stupidi tutti gli altri”. Vale anche il viceversa : mai disprezzare un’opera o il suo autore perché non la pensa come noi, magari senza nemmeno averla letta.
    Esiste, comunque, e concludo, un metodo, o meglio lo applico io, per capire, a prescindere dal personale gradimento o meno, quali siano i libri forever, ovvero quelli che ci saranno sempre finché durerà il mondo. Sono quelli dai quali anche gli ignoranti, gli analfabeti, e coloro che non ne hanno mai letto un rigo ricavano delle citazioni, cioè quei libri le cui frasi, battute, incipit o conclusioni, soprannomi, o per dare un significato a un sentimento, a una situazione eccetera, sono entrati nel nostro parlare e scrivere quotidiano, quale che sia il grado di cultura e d’istruzione di chi li redige , o li pronuncia.
    E, qui, per spiegarmi meglio ci stanno bene alcuni esempi : Vangelo (Chi è senza peccato scagli la prima pietra; Lavarsi le mani come Pilato; Perdona loro perché non sanno quel che fanno, Prima che il gallo canti tre volte, eccetera) Promessi Sposi (Questo matrimonio non s’ha da fare; Carneade , chi era costui? La sventurata rispose, Azzeccagarbugli); Divina Commedia (Galeotto fu il libro e chi lo scrisse; Uscimmo a riveder le stelle; Fatti non foste a vivere come bruti) Amleto ( Essere , o non essere); Giulietta e Romeo (Una rosa con un altro nome profumerebbe lo stesso;) Iliade ( Il cavallo di Troia; L’ira di Achille;) Odissea ( Chi ti accecò ? Nessuno, La tela di Penelope, la parola stessa Odissea per significare le peripezie di un viaggio), Leopardi (L'ermo colle dell'Infinito e il Naufragar m'è dolce in questo mare; la Donzelletta, il Passero Solitario) .
     Purtroppo, il mare antico nel quale pescare tali perle è pescosissimo; molto meno lo è il mare moderno,
o contemporaneo Mi vengono in mente Sciascia ( Omini, mezzomini, ruffiani e quaquaraqua), Il Padrino ( Un’offerta che non potrà rifiutare, Andare ai materazzi) Don Camillo e Peppone citati per indicare la politica e la religione che si combattono, o fanno finta, ma non si odiano e anzi si stimano reciprocamente. Tutt'altra cosa dall'inciucio. Qualcosa di Pirandello, D’annunzio, Eduardo De Filippo ( Ha da passà a nuttata; Te piace 'o presepio ? ) .
    Mi piacerebbe tanto continuare e poter aggiungere moltissime altre citazioni, riferimenti, opinioni, specialmente di tanta produzione letteraria contemporanea ( non oso chiamarli giudizi) ma mi fermo, sperando di essere stato abbastanza chiaro ed esaustivo. Parafrasando Manzoni, se ci sono riuscito vogliatemi un po’ di bene, in caso contrario, perdonatemi, ma mi raccomando, leggete, leggete, leggete.
    Un libro non cambia la vita, ma nutre l’animo quasi quanto bevande e cibo fanno con il corpo, ma naturalmente bisogna andare molto cauti con i libri troppo grassi, fritti, pieni di colesterolo, di coloranti e soprattutto di zuccheri , oggi tanto abbondanti nelle librerie e nei fast food italici.