venerdì 27 marzo 2015

CINQUE MESI DA LUMACA CULTURALE IN CALABRIA

di Gioacchino Criaco
   Una riflessione sobria e asciutta, ma senza sconti, questa di Gioacchino Criaco, sulla situazione di stallo in questi primi cinque mesi di quasi totale silenzio del nuovo governo regionale calabrese in tema di cultura. Il quadro complessivo che ne emerge evoca molto le liquide e statiche  atmosfere da pomeriggio domenicale descritte nel secondo magnifico romanzo dell’autore di “ANIME NERE” che con il titolo di “ZEFIRA” (Rubettino) presenta un altro avvincente spaccato della realtà calabrese di provincia nelle riedizioni attuali  delle sue miserie e delle sue struggenti bellezze. (Bruno Demasi)
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  Il faro di Soveria si è spento da cinque mesi e quasi se ne è perso il ricordo, oltre la luce. C’è stato un lampo, ma come è sua natura si è subito spento. Così la casella della cultura regionale è ancora vuota, e a vuoto si è consumato un decimo del suo tempo. E non sto a dirvi che la Calabria sia così indietro da non potersi permettere tempi morti, lo sappiamo tutti.
   Indietro lo è dappertutto, dovrebbe correre veloce in ogni settore per recuperare distanze che non sono fatte di metri, ma di anni, e in alcuni campi di decenni.
   Dicono che Oliverio sia un diesel e ci tocca aspettare che il motore riscaldi; non faccio critiche anticipate e spero di non doverle fare postume. Tifo Calabria, tendo notoriamente al rosso e tifavo Calabria pure quando c’era Peppe, figurarsi ora che c’è il Lupo.
   Non bastano certo cinque mesi a risolvere i nostri problemi, e non potranno bastare nemmeno i prossimi quattro anni e mezzo. Però, in attesa di scatti futuri, che il passo del nuovo esecutivo regionale sia lento bisogna dirlo, ed è necessario dire che nel settore forse più importante si è allo stallo. E non sto ad annoiarvi sul fatto che la cultura non sia un passatempo ma rappresenta un punto economico fondamentale per lo sviluppo che la Calabria aspetta.
   Io osservo e a guardare e a criticare è sempre più facile. Non che non si sia mosso nulla, belle sono state le dichiarazioni a Sibari, ostili a eolico, trivellazioni e termovalorizzatori; i soldi per la viabilità e quelli per i siti archeologici.
   Quello che ancora non si vede è un progetto complessivo che indichi un modello di sviluppo su cui lavorare per l’intero quinquennio e, se è il caso, sui fatti, chiedere altro tempo agli elettori. Quello che ancora non si è visto è una marcia diversa rispetto al passato. Le solite partenze cariche di annunci alle quali siamo abituati, forse rassegnati. Il tempo trascorso non è bastato a riempire le caselle, piccole e grandi, dei poteri regionali.. e colpi di scena non ce ne sono stati.
   L’area, la fiducia, la conoscenza personale, sono i criteri che si usano per individuare gli organi
esecutivi,per ricoprire i ruoli, a essi si associano le competenze che a volte ci sono e altre forse no. La rivoluzione finora non si è vista, e dati i vuoti ancora ampi qualche fuoco d’artificio per allietare i calabresi lo si potrebbe pure sparare e per una volta scegliere oltre, legittimamente, ai compagni, le competenze che si conoscono e i soliti noti, qualche illustre sconosciuto che abbia qualità note.
   Un po’ di figli di nessuno da mettere non dico su una poltrona ma su qualche strapuntino, giusto per dire che la Calabria è di tutti e per tutti si vince. Perché, ricordiamo, sono quei figli di nessuno che si impegnano a Saline, a Gioia, a Serra; sono i poco noti che tirano fuori draghi, delfini, ninfe; sono gli ignoti che mantengono in vita tanti fuochi culturali, un po’ dappertutto. 

   E per una volta sarebbe un bel segnale non relegare il merito a nomen nescio.