lunedì 16 marzo 2015

IL RADICAL-CHIC MADE IN CALABRIA ( di Domenico Rosaci)

 In  terra di Calabria  ormai può mancare tutto, ma sovrabbondano gli intellettuali presenzialisti, i convegni culturali, i  premi all'autore e....
i radical chic alla nduja
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    Sembrava una razza ormai  estinta, ma incredibilmente pure in Calabria il radical-chic esiste ancora ed è sempre giovane, anche quando ha superato i settanta, ha l'asma e la badante. Se per avventura è davvero anagraficamente giovane, allora ha certamente la saggezza di un ottantenne, e nella vita ha fatto tutti i tipi di esperienza, sebbene prevalentemente le abbia fatte davanti alla tivù o su uno di quei rarissimi libri che si è imposto di leggere, malgrado la sua pruriginosa insofferenza verso la carta stampata.
    Il radical-chic alla nduja ( divorata rigorosamente di nascosto, come la nutella) difende i diritti degli oppressi di mafia, dei deboli e dei perseguitati in genere , purché il biglietto da acquistare per beneficenza non superi i cinque euro, e lo spettacolo e/o la degustazione ad esso associato siano gradevoli e frequentati da gente "bene", che ami anche la poesia dolciastra all’acquapazza, la letteratura dei dilettanti , le televisioni almeno locali...
    Il radical-chic, pur vergognandosi spesso di essere calabrese, ha ben chiaro che i problemi fondamentali sono quelli della legalità, della parità di diritti tra i sessi e la parità di genere, dell'aborto, dell'eutanasia, della violenza sulle donne, della laicità dello stato e della liberalizzazione della droga, ma SOPRATTUTTO del diritto dei cani da salotto ad essere dignitosamente abbigliati quando portano i loro padroni a passeggio.
    Il radical-chic affronta tutti questi fondamentali problemi partecipando alle manifestazioni  pro-legalità e a quelle pacifiche (se ci fosse minimamente rischio, rimarrebbe ovviamente a casa), cantando "Bella Ciao" con voce perfettamente stonata e soprattutto facendo campagna elettorale attiva, ovvero votando e facendo votare per quelle forze politiche che sistematicamente disintegreranno o aboliranno completamente i diritti di cui sopra.
    Il radical-chic , specialmente quello clericale – razza ormai in vertiginoso aumento - non manca a nessun evento “culturale” e quasi predilige quelli frequentati dai quattro gatti di sempre che, proprio per questo, si convincono di essere speciali e superiori di almeno una spanna alla gente comune.
    Il radical-chic di Calabria aborrisce il dialetto e ha un vocabolario alternativo, preferibilmente esterofilo.La sua parola preferita è "resilienza", perché è abbastanza improbabile che i poveri mortali la usino. Ma gli piace anche il "Welfare", a patto che per finanziarlo non si debba aumentare l'IVA che inciderebbe sull'acquisto delle eco-pellicce e dei maglioni di cachemire. Ovviamente usa l'Iphone, l'Ipad, e un notebook Apple, ma soltanto perchè non sa che Apple è l'ambiente software più xenofobo esistente al mondo, non tollerando la compatibilità con prodotti "estranei".
    Gli piace De Andrè, ed è incurante, nella sua magnanimità, che a De Andrè lui non piacerebbe affatto.
    Soprattutto il radical-chic fa citazioni su citazioni .... a condizione che esse  siano tratte da qualunque autore sia abbastanza ermetico, ripetitivo e involuto da non essere capito da nessuno ed i cui pensieri si possano agevolmente copiare ed incollare da Internet, senza che Google ti tradisca...
      Ma non cita mai sè stesso, non si sa se per una naturale modestia o perché il materiale da citare sarebbe così strausato e monotono che egli stesso se ne ammorberebbe.