lunedì 2 marzo 2015

LA PIANA DEI FUOCHI E DELLE CARAMELLE AL VELENO

di Bruno Demasi
    Dei primi cento giorni di  Oliverio al governo  della regione Calabria non abbiamo saputo né avvertito nulla, se si escludono le tragiche barzellette istituzionali che lo hanno visto protagonista insieme a Tonino Scalzo, a Nino De Gaetano e alla salvaperunpelo Maria Carmela Lanzetta. Il governatore dal governo dimezzato ha comunque trovato il tempo per commettere, a parte le schermaglie di giunta, almeno  due gravissimi errori. Il suo Pd infatti, la sua maggioranza, non solo è favorevole al rigassificatore, all’inceneritore e alle trivellazioni, ma addirittura cade in un paradosso clamoroso quando da una parte dichiara di voler proseguire con la raccolta differenziata e dall’altra di voler potenziare il ciclo dei rifiuti da trattare con l’inceneritoredi Gioia Tauro.
   Un territorio, quello della Piana, che grazie alle bonifiche del XIX e XX secolo, era sicuramente il più fertile della regione, ma che è diventato sede di criticità ambientali disastrose, come il rigassificatore , l’inceneritore, il depuratore che serve tutti e 33 i comuni della Piana, i transiti di dubbia sicurezza nel porto. Si tratta senza dubbio di  situazioni e di di impianti molto inquinanti e poco controllati, in particolare l’inceneritore.
     E, se tutto langue, procede spedita  la costruzione del più grande rigassificatore d’Europa, nonostante sia stata già bocciata per ben due volte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a causa del massimo grado di sismicità del territorio e del cosiddetto rischio di “liquefazione” che si verifica dopo i terremoti e che consiste nello sprofondamento di tutto ciò che è costruito attorno alla zona interessata dal sisma. Sul territorio sono presenti infatti ben quattro faglie attive e una di queste è stata all’origine del devastante terremoto del 1783.
    La Provincia, in un barlume di lucidità nel suo letargo annoso, aveva proposto un rapporto ambientale sui rischi presenti sul Territorio, ma esso è tuttora colpevolmente  fermo e non esiste alcun controllo di tutte le problematiche collegate agli impianti e alle malattie in continua crescita nella piana di Gioia Tauro. Le stesse centraline dell’Arpacal che tra Rosarno e Gioia Tauro dovrebbero rilevare la qualità dell’aria sono vergognosamente ferme al Luglio del 2012!
    La Piana è diventata  il ventre più molle del più ampio ventre molle calabrese, dove tutto arriva, tutto si può fare e nessuno può dire nulla. Manca un presidio politico del territorio, ma sovrabbonda la costruzione di opere inutili come il rigassificatore che costerà un miliardo e mezzo di euro! Tenendo conto che i vari rigassificatori già esistenti in Italia non sono in funzione ed anche nei momenti di maggiore crisi quello di Panigaglia (La Spezia) operava al 50% della sua capacità operativa, sarebbe giusto chiedersi a che scopo se ne costruisca uno qui.
    Forse perchè esiste una norma intitolata “fattore di garanzia” secondo la quale lo Stato restituisce per vent’anni l’80% dei mancati ricavi. Si tratta solo di un’enorme speculazione finanziaria a nostro danno.
   In questa cornice disastrosa l’attuale governo nazionale ha prestato attenzione alla Piana soltanto il 2 agosto scorso, quando si è dovuto effettuare il famoso trasbordo delle armi chimiche provenienti dalla Siria.      
    Una vicenda nella quale la politica ha giocato un ruolo velleitario e ambiguo asserendo che quello di Gioia Tauro era un porto di eccellenza mentre poi gli stessi vigili del fuoco, che sanno come va manipolato il materiale nocivo, hanno espresso perplessità di ogni genere. Successivamente, per indorare o camuffare la pillola, è stata promessa la caramella della “ZES”, ovvero la zona economica speciale, il tutto naturalmente concluso con un nulla di fatto. E addirittura si parla del passaggio di un altro carico dalle parti del Porto: una volta che si apre un varco poi passa di tutto. E di varchi, ufficiali e non, se ne sono aperti a centinaia!
    La “Terra dei fuochi” è anche qui. E da un pezzo! E nessuno alza un dito contro queste fabbriche di morte, di silenzi e di caramelle elettorali avvelenate.