giovedì 12 marzo 2015

MISERIE E NOBILTA’ NELLA SCUOLA E NEL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO DELLA PIANA DI GIOIA TAURO

di Bruno Demasi
   Stringe il cuore in questi giorni vedere tanti studenti in alcune città italiane arrancare infreddoliti e battersi nelle loro ingenue manifestazioni contro quel nulla istituzionale che sotto il pomposo proposito di “riformare” la scuola nasconde soltanto un pauroso vuoto di idee e di valori educativi e ricorre ad enunciazioni di improbabili modifiche all’assetto scolastico rattoppato da decenni, contraddette le une a distanza di poche ore dalle altre e tutte miranti allo smantellamento conclusivo della gloriosa scuola italiana, in particolare di quella statale.
   E sebbene da tempo mi stringa anche il cuore nel vedere in quale stato si trova la scuola come istituzione nella Piana di Gioia Tauro e nella provincia di Reggio Calabria, ho atteso il tempo giusto per riflettere ad alta voce.
   In effetti oltre che il responso – per la verità alchimistico, ma scontato - della Regione e dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria, che rinvia al 2016/2017 la messa in pratica o la modifica dei “dimensionamenti” scolastici proposti dalle 5 Province, mi è sembrato doveroso attendere la scadenza dei termini delle iscrizioni degli alunni ai vari ordini e gradi di scuola prima di esprimere la mia  opinione su quello che impropriamente viene chiamato “Dimensionamento scolastico”.
   Ciò allo scopo di evitare di interferire sulle scelte dei ragazzi in procinto di iscriversi alle scuole superiori nella fase delicatissima appena conclusa dell ”orientamento scolastico” che, per toni , mezzi ed espedienti usati da tante scuole superiori per accaparrarsi nuovi alunni, aveva tutta l’aria di un mercato delle vacche, in cui si vendono vento e fumo, piuttosto che i caratteri di una sana fiera delle opportunità formative offerte dal Territorio..
   Sul dimensionamento scolastico nella Piana di Gioia Tauro, vale a dire la guerra tra poveri da cui
la scuola esce sempre con le ossa rotte, non mi esprimo più di tanto, visto che la prima e l’ultima parola appartengono ormai solo ai politici .
    Mi limito ad osservare che se nel centro cittadino di Reggio Calabria si propone ancora una volta di mantenere intatto e in vita qualche scandaloso sottodimensionamento con una popolazione scolastica di appena 200 alunni ( nonostante vi fosse l’imbarazzo della scelta per accorparlo a uno tra le decine di istituti operanti nella stessa città a poche centinaia di metri da esso), in provincia, su un territorio geograficamente infelice e devastato su tutti i fronti, non ultimo quello dalla criminalità, per mantenere in vita preziose realtà scolastiche sarebbero state possibili mille soluzioni rispettose delle singole autonomie locali senza voli pindarici e macellerie di sorta. Ma non entro nel merito.
   La logica aberrante sembra essere stata ancora una volta quella di salvaguardare i posti di dirigente scolastico. Il resto è secondario, anche se passa sulla pelle di migliaia di ragazzi cui viene offerto un mosaico ripetitivo, lacunoso e abnorme di offerte formative assolutamente sganciate dai bisogni territoriali locali, anche se passa sulla pelle di migliaia di famiglie spazzando via dalla scuola ogni forma ideale di baluardo di sani valori sociali e civili.
    Mi preme invece sottolineare , limitatamente alla Piana di Gioia Tauro, ancora una volta alcune cosette sulle quali forse riesco a ragionare anche io nonostante la ruggine accumulata:

· I vari dimensionamenti scolastici fin qui operati hanno sempre obbedito a calcoli ragioneristici più che a un’esatta ricognizione delle vocazioni locali dei territori e dei flussi della popolazione, facendo e disfacendo autonomie con ritagli, pezzi e brandelli di alunni ora sottratti a questo, ora sottratti a quell’istituto;

· Non si è mai inteso mettere in sicurezza i vari istituti esistenti, rispettandone la vocazione originaria, e la struttura iniziale (quella risalente al 2000, per intenderci), tenendo fermi per ogni territorio i cardini della sicurezza e della funzione sociale oltre che culturale dei singoli istituti. E ciò pure all’interno dei vincoli opposti da una normativa criminale, che in tutte le altre zone della Calabria, o quasi, sono stati sempre bypassati con intelligenza grazie a ogni deroga possibile alle norme-capestro ( zone parzialmente montane, zone ad alta densità mafiosa, zone isolate geograficamente);

· Non si è mai lottato per creare in questo disastrato territorio un serio e sano canale di formazione professionale alternativo alla scolarizzazione superiore;

· Più che badare ai numeri provvisori , non si è voluto pensare a una riqualificazione di tutta l’offerta formativa nella Piana, eliminando doppioni di istituti a distanza di pochi Km ed aprendo nuovi indirizzi di studio realmente propedeutici alla prosecuzione in ambito universitario;

· Non si è mai voluto evitare che nell’arco di meno di un quindicennio molte scuole rischiassero, come di fatto è accaduto e continua ad accadere, di andare a letto con la sede ufficiale in un luogo e di svegliarsi dipendenti da un altro;

· I due Istituti Superiori (Oppido e Taurianova) tra loro accorpati nelle proposte provinciali, oltre a lamentare, ciascuno per la propria parte (Se Sparta piange, Atene non ride affatto), baratti di sedi, di uffici, di cognomi e nomi sottratti o usurpati – fermo restando il diritto di ciascuno di essi di restare autonomo e indipendente perché operanti su territori ad altissimo rischio sociale - badassero invece a domandarsi come mai entrambi nell’ultimo sessennio hanno assistito inermi a un calo vertiginoso e inesorabile dei loro alunni, come mai non hanno mai provveduto a riqualificare sul serio le loro offerte formative anziché vivacchiare e bivaccare su progetti di scarsa portata e come mai la loro immagine su alunni e famiglie ha perso progressivamente appeal, fiducia e carisma.

    Tutto ciò perché il funzionamento serio di un istituto, ma anche il serio funzionamento di un piano di
dimensionamento scolastico,  possono riconoscersi solo dai frutti.
    E se anche quest’anno in qualche istituto il calo di iscrizioni alle prime classi continuerà in modo inesorabile e pauroso – e purtroppo è già avvenuto nelle settimane scorse - bisognerà cominciare senza scuse a rimboccarsi sul serio le maniche a tutti i livelli e ad assumersi le proprie responsabilità. Non a scaraventarle di qua e di là insieme a tanto fumo.