giovedì 16 aprile 2015

I CANCELLI SALDATI DI FOCA’ (Contro l'arrivo dei neri)

di Bruno Demasi
   Focà è una frazione rurale di Caulonia, dove non appaiono le Madonne, ma si saldano i cancelli delle scuole per impedire il ricovero dei poveri Cristi. Eppure Focà, come la bella Caulonia, come tutta la Locride resta nel cuore di chi la conosce per la cordiale generosità della sua gente, che nella cadenza melodiosa del suo dialetto echeggia antiche e profonde commistioni tra il sangue bruzio e quello greco ed arabo.
    E nelle stesse ore in cui il Parlamento italico, quale unica puzzolente soluzione al problema dei migranti in arrivo sulle nostre coste, si apprestava ad istituire la “Giornata dei caduti di immigrazione”, vale a dire a chiudere nel congelatore di una stucchevole e costosa manifestazione il dramma di migliaia di persone abbandonate a se stesse e in fuga dalla loro terra devastata dall’uso di armi terribili in gran parte prodotte in Italia, i genitori degli studenti della scuola elementare della frazione Focà di Caulonia per impedire che la scuola stessa venisse utilizzata per accogliere i migranti appena sbarcati hanno saldato uno dei cancelli d’ingresso. Per effetto della protesta 180 migranti sono stati trasferiti da Caulonia a Roccella Jonica dove il Comune ha messo a disposizione una struttura. E ci sarà chi si sporcherà la bocca indignato contro il comportamento di questi genitori, ma non verso l’insipienza ladra di chi scaraventa sulle scuole e solo sulle scuole le emergenze di turno.
    Focà come Corigliano, come Rosarno, come i mille ghetti voluti dai nostri politici per nascondere sotto il tappeto la sporcizia, la fame, la disperazione di questa gente che , se riesce ad arrivare viva sulle nostre spiagge, va incontro subito a una scelta, come avveniva nell’anticamera di Auschwitz: i vecchi, i bambini e i malati da una parte, coloro che sono in grado di lavorare in nero per quattro soldi dall’altra! E non bastano i don Roberto Meduri, qualche altro sacerdote di buopna e silenziosa volontà come lui e qualche volontario senza etichette per sfamare questa gente.
    I milioni di euro sbandierati per lenire il problema continuano a finire in grandissima parte nelle tasche dei trafficanti nostrani di accoglienza e di carità, che non hanno nulla da invidiare agli scafisti trafficanti di morte che vengono dall’Africa, la mecca di sempre per i fabbricanti di armi e munizioni che ingrassa la Padania per la quale Salvini ha la faccia tosta di venire a chiederci i voti.
    Non condanno i genitori dei bambini delle tante Focà disseminate in Calabria , dove si fa baratto
degli edifici scolastici per ricoverare provvisoriamente questa  gente, per poi spedirla alla chetichella e a pedate nell’inferno e dopo aver rubato ai piccoli giornate intere  di scuola e di quella   improbabile istruzione che tenta di sopravvivere alla “Buona scuola” renziana. Condanno tutti coloro i quali a livello locale, comunale, provinciale, regionale, pur sapendo di tenere il sacco ai ladri, continuano a tacere e non si battono per allestire senza sprechi ricoveri dignitosi e sicuri per gli immigrati, ricoveri senza cancelli saldati, magari nei mille edifici scolastici e pubblici ormai deserti!
    Sentiremo ancora parlare di questa gente che arriva nella Calabria della povertà e della generosità nascoste e stamperemo nella nostra mente per l’ennesima volta i visi afflitti e gli occhi sbarrati impossessati dal terrore di tanti nuovi poveri, quando ascolteremo dalle nostre poltrone le notizie falsamente pietistiche dei telegiornali nella ricorrenza della “Giornata del migrante caduto”.
      E ci indigneremo per una decina di secondi anche noi.