venerdì 24 aprile 2015

I SETTANTA ANNI DELLA LIBERAZIONE: PUNTO, DIETROFONT E A CAPO.

di Bruno Demasi
      
     Festeggiamo questo 25 aprile, che ritorna per la settantesima volta, con l’ottimismo della volontà – direbbe Gramsci – sebbene sia opprimente quest’anno più che mai il pessimismo della ragione.
   Quel pessimismo che raggiunge vette tremende in quella Calabria dove Liberazione non ha significato affatto, in questi sette lunghi decenni,  affrancamento dalle mille servitù che ancora opprimono questa terra, dalla quale bisogna partire per andarsi a curare altrove, partire per andare a studiare altrove, partire per andare a lavorare altrove. Partire insomma per rincorrere la propria dignità di cittadini fuori da un contesto regionale in cui ogni forma di cittadinanza , persino la più banale e scontata, sembra ormai sottoposta al giogo di una disoccupazione giovanile che non ha eguali , a quello della corruzione che impregna gran parte della vita amministrativa e sociale, fino a quello del pauroso degrado strutturale e ambientale che non ha avuto finora nessun cantore che lo portasse per bene alla ribalta della cronaca almeno regionale, se non nazionale. E a coloro che hanno tentato di farlo è stato spesso messo il bavaglio.
    Malgrado ciò festeggiamo, e lo facciamo con orgoglio ancora una volta: da piazza XI settembre a Cosenza, al lungomare di Crotone, da piazza Municipio a Vibo Valentia ad Amantea, e in tante altre piazze calabresi,. Una serie fitta e varia di appuntamenti, organizzati dalle Camere del Lavoro della Cgil insieme all’Anpi e da tante associazioni in tutta la regione: dai dibattiti con docenti universitari, esperti e reduci, ai concerti, fino alle letture di brani, ai momenti di festa e di profonda riflessione per celebrare questi settanta anni di libertà istituzionale, che non si sa se avranno, a loro volta, un’eredità duratura.
  Non so quali e quanti saranno gli appuntamenti nella Piana di Gioia Tauro, a parte la recita di qualche stucchevole poesiola nelle fredde piazze, spesso deturpate da orribili monumenti "moderni" costati occhi della testa, fatta recitare a memoria ai bambini delle scuole, della lettura  di qualche “pensiero”, il più delle volte redatto sottobanco dall’insegnante in cerca di bella figura. Perchè i bambini vanno educati giustamente al nostro passato di Liberazione, ma vanno accuratamente tenuti lontani dal nostro presente di oppressione sociale e civile in modo che crescano ignari e non alzino mai la testa...
   D’altronde come si fa ad avere entusiasmi quest’anno se , oltre a guardare la Calabria buttiamo un occhio alle faccende nazionali, dove si continua a sgretolare e minare boccone dopo boccone la Costituzione nata proprio dalla guerra di Liberazione, dove si cancellano i diritti – e non solo simbolici – dei lavoratori abolendo l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, dove in fondo si continuano a “varare” governi ormai assolutamente privi di legittimazione popolare?
    E come si fa ad avere entusiasmi sapendo che la corruzione ( Expo – Mose – Roma Capitale – Infrastrutture – banche - cooperative colorate, fiumi di politici corrotti, per tacere dei fiumi di denaro “sprecati” a livello regionale nel nulla) sottrae al bilancio statale centinaia di miliardi di euro, di cui neanche i colpevoli riconosciuti restituiscono alla collettività un solo spicciolo, facendo aumentare vertiginosamente un’esosa tassazione che puzza orribilmente di Medioevo e uccide?
    E come si fa ad avere entusiasmi quando centinaia, migliaia di vite umane scompaiono nella ricerca vana della libertà dal bisogno e dalla schiavitù inseguita  fino alle nostre coste ostili ?
    Nonostante tutto ciò festeggiamo ancora! Ed è giusto e sacro farlo, ma sarebbe ancora più giusto, una volta tanto, parlare, denunciare, riflettere e rimboccarsi le maniche ( però dopo essersi pulite sul serio le mani e le coscienze), per iniziare una nuova lotta di Liberazione.