martedì 21 aprile 2015

LE MILLE BALLE SULL' ESODO CHIAMATO IMMIGRAZIONE

di Domenico Rosaci
   I media, di stato e non, stanno facendo a gara a riempire i loro palinsensti e le loro colonne di analisi  fuorvianti sul drammatico esodo via mare di migliaia di disperati che giungono affamati e laceri anche da queste parti, dove molti vedono magari le Madonne, ma non Cristo sul volto degli ultimi e degli abbandonati.

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     Renzi: "Contro gli scafisti è possibile un’operazione condivisa in Europa, ma mirata. Ci sono tutte le condizioni per farlo”. Questa affermazione, come altre che ho ascoltato in questi giorni su un argomento che riguarda un numero impressionante di vite umane, è a mio modesto avviso completamente fuorviante nei confronti dell'opinione pubblica, che viene così portata a credere che la causa del problema dei migranti siano gli scafisti, ed il traffico di persone che ci sta dietro.
     Il traffico di esseri umani è una conseguenza di un problema fondamentale che riguarda i migranti, non ne è certo la causa.
     Perché il problema riguarda la necessità, per centinaia di migliaia di persone, di lasciare i propri paesi d'origine per affrontare questi viaggi della disperazione. Perché queste persone hanno questa necessità? Chi o cosa le porta ad abbandonare le proprie terre, per affrontare viaggi così terribili, dei cui pericoli essi sono certamente a conoscenza, visto che è da decenni che le migrazioni proseguono.
    Il problema è questa necessità. Come conseguenza, nascono i trafficanti di esseri umani, che guadagnano su questa necessità.
      Ma chi o cosa ha creato la necessità, il problema?
    La Libia, da dove parte la maggioranza dei barconi di migranti, è il luogo di confluenza di migliaia di profughi e disperati che provengono da Eritrea, Somalia, Nigeria, Sudan, Etiopia, ma anche da Tunisia, Egitto e dalla Siria. Queste donne e uomini, con i loro bambini, fuggono da situazioni impossibili. Per fare un solo esempio, in Eritrea la maggior parte dei cittadini vive con meno di 10 euro al mese, ed è utilizzata come manodopera praticamente gratuita per le imprese pubbliche e private, soprattutto nelle costruzioni e nelle miniere. Imprese in cui, con l'appoggio dei governi locali, gli interessi sono tutti in mano a multinazionali occidentali. Statunitensi, canadesi, e persino italiani. Il presidente Isaias Afewerki è al potere dopo 21 anni di governo, in quanto finora non ci sono mai state elezioni democratiche, e c'è un unico partito politico essendone proibita la costituzione di altri. Nel 2000 il governo eritreo ha introdotto il servizio nazionale obbligatorio in maniera indefinita prevedendo che tutti gli uomini e le donne adulte debbano essere a disposizione dei programmi di lavoro previsti dallo stato fino all'età di 40 anni, più spesso fino oltre ai 50.
    In Eritrea c'è un regime fascista.
   Invece di raccontare balle, si dica questo nei telegiornali e sui media. E si racconti degli interessi che l'Occidente ha nei confronti di questo regime. Si parli dei rapporti che l'Italia ha avuto per decenni con gli "amici" Gheddafi, Ben Alì, Mubarak, firmando trattati di alleanza ed amicizia. Forse allora anche da noi la gente capirà che i migranti che annegano orrendamente nelle nostre acque territoriali, sono vittime delle nostre politiche, delle nostre decisioni, dei nostri vergognosi e sporchi interessi finanziari.
    Nostri, perché questi interessi sono quelli dei nostri "potenti", quelli per cui noi, qui in Occidente, votiamo.    
     Nostri, perché sullo sfruttamento di questa gente disgraziata si fonda il nostro benessere materiale, la nostra insulsa esistenza di consumatori dei "giocattoli" che la pubblicità ci convince ad acquistare.
     Quei "giocattoli", dagli smartphone, tablet e PC con cui giornalmente ci balocchiamo, fino al cibo stesso che consumiamo ormai senza neppure sapere da dove proviene, sono il prodotto dello sfruttamento delle risorse e della manodopera gratuita di tanta povera gente.
      E' per questi "giocattoli" che consumiamo che quegli sventurati sono costretti a lasciare le proprie terre in cui non possono più vivere.
     Perché in quelle terre ci sono i dittatori a cui noi abbiamo venduto le armi, e le multinazionali che hanno diritto di vita e di morte sui lavoratori.
     E' per questo che scappano, ed è per questo che esiste un traffico di esseri umani che molto spesso, come in Eritrea, è organizzato dagli stessi militari, che chiedono mille dollari (cioè spesso l'equivalente di tutti i beni di un fuggitivo) per nasconderti in una macchina e permetterti di fuggire. Di fuggire da coloro che li stanno aiutando a fuggire. Per venire da noi, che abbiamo aiutato i loro aguzzini a torturarli. Per morire da noi, che li disprezziamo persino dopo che sono morti nelle nostre acque.
     Questa è la nostra follia, di cui siamo al cento per cento responsabili.
     Queste sono le parole che nessuno dice, perché ci disturbano e non ci permettono di dormire tranquilli.
Perché se ci diciamo queste cose, con quale coraggio domani potremo andare a comprare il nuovo modello di smartphone, di cui abbiamo assolutamente bisogno anche se non ci serve? Con quale coraggio domani potremo votare per il politico "per bene", quello che non dice le parolacce ma ci promette invece che ci libererà da questi sudici migranti oppure impedirà che partano dalle loro terre, fermando gli scafisti?
     Questa è la nostra follia, e se ci si vuole rendere conto di cosa essa comporti, si vada oggi stesso, laddove ci sia possibile, su qualche spiaggia in riva al mare, e si guardi verso l'orizzonte lontano, dove magari si potrà vedere, o anche soltanto immaginare, il fumo di qualche barcone che sta per capovolgersi con il suo greve carico umano.
     Quelli sono gli oscuri segni della nostra follia.