martedì 16 giugno 2015

LA LEGGE LAZZATI E LA PALUDE DI PLATI’: SCRIVE IL GIUDICE DE GRAZIA ...

di Bruno Demasi
    C’è un eroico giudice in pensione, Romano De Grazia, fondatore del Centro Lazzati di Lamezia T.
che ha lottato per ben 17 anni, insieme con alcuni Calabresi e movimenti politici di buona volontà (pochissimi per la verità) per vedere approvato il disegno di legge da lui ideato e che dal suo centro ha preso il nome. La legge è stata promulgata il 27 ottobre 2010, ma non tutti i Calabresi e non tutti gli Italiani lo sanno, se è vero come è vero che persino nella recentissima campagna elettorale sono tornati a galla in diverse regioni e in diversi comuni bubboni maleodoranti di ogni tipo e addirittura un conflitto mediatico , sia pure per situazioni non espressamente contemplate dalla Legge Lazzati, tra la presidente dell’antimafia Bindi e il suo stesso partito che dello spirito di questa legge, anzi di ogni legge dello Stato, quale partito principale di governo, dovrebbe essere almeno il custode se non l’esecutore scrupoloso.
    La legge Lazzati, sebbene ricoperta ad arte in questi cinque anni da una montagna di diversivi e di dolcificanti, è rivoluzionaria, e non solo per una realtà come quella calabrese, perché vieta la propaganda elettorale ai sorvegliati speciali indiziati di reati di mafia, punendo la non osservanza del divieto da parte del sorvegliato speciale con la reclusione da uno a cinque anni, e prevedendo la stessa pena per il candidato che abbia richiesto l'attività di propaganda e se ne sia avvalso, che diventa ineleggibile per la stessa durata della pena detentiva.
    Le pene previste da tale legge scattano anche quando c'è un sorvegliato speciale infiltrato nella segreteria politica di un candidato al parlamento e procaccia voti con il benestare del candidato e attraverso sistemi notoriamente mafiosi, lavorando tra clan e personaggi toccati all’ala, come si dice dalle nostre parti.
    Situazioni tutt’altro che rare in Calabria e nel resto della Penisola ormai in preda a una questione morale che ha la portata di uno tsunami, ma che i media di regime sanno ovattare sapientemente come una leggera brezza primaverile. E comunque fino al 27 ottobre di cinque anni fa le forze dell’ordine non potevano fare nulla perché mai nessuno dei nostri legislatori della domenica aveva pensato a una legge tanto semplice quanto chiara ed efficace. E quando qualcuno, come il giudice Romano De Grazia, gliel’ha fatto pensare, tra lunghi sbadigli in commissione Giustizia, pizzini e melasse di ogni genere, sono riusciti a far passare inutilmente ben 17 anni in quell’arte in cui sono maestri: rimandare per vanificare.
    Da cinque anni, se non altro, è chiarissimo che i mafiosi non possono essere eletti nè votare, ma ancora oggi, grazie alle loro fitte trame e ragnatele, possono riuscire ad indirizzare pacchetti di voti verso questo o quel candidato, ma se un sorvegliato in odore di mafia viene sorpreso a fare campagna elettorale saltano, o dovrebbero saltare, lui e il suo candidato.
    Fin qui le pieghe di questa rivoluzionaria e taciutissima legge dello Stato, di cui i media in perenne stato di linguosa venerazione del potere politico in appena cinque anni hanno smarrito persino il ricordo, specialmente oggi quando sono occupatissimi a inseguire le rivoluzionarie riforme del Nulla sottovuoto da parte del governo in carica.
    Un anno e mezzo dopo la promulgazione della Legge, il giudice De Grazia, andò fino a Platì per presentare la sua candidatura a sindaco , ma il ministro dell'Interno, la scrupolosissima Rosanna Cancellieri, decise chissà perché di prorogare il preesistente commissariamento per permettere la “bonifica dell'ente”. Un’occasione sprecatissima per dimostrare la presenza dello Stato mediante una figura di grande rilievo come quella del Giudice a una comunità, quella di Platì, che ha conosciuto la presenza dello Stato solo con la repressione e dove la Chiesa, con il vescovo Monsignor Bregantini, attraverso le cooperative agricole aveva cercato di creare lavoro come alternativa dalla delinquenza. Sarebbe stata la dimostrazione che bisogna “sporcarsi le mani” se si vogliono risultati concreti, ma la Cancellieri, notoriamente paladina delle  mani disinfettate, non lo ha concesso…
    Ma la storia del Giudice De Grazia e di Platì continua.
   E’ di appena ieri, allo scadere dei termini, ai primi del maggio scorso, la “sorpresa” di Pulcinella della presentazione di nessuna lista per il rinnovo del consiglio comunale e l’altrettanto guascona discesa in campo solo dopo qualche giorno dalla scadenza dei termini del Magorno di turno che si era guardato bene dal candidarsi in tempo utile, ma che apprezzava sensualmente tutto lo sbavamento pubblicitario di molti organi di informazione.
    Il giudice, a distanza di tre anni torna però a Platì  il 2 giugno scorso (festa di una Repubblica in cui questo paese aspromontano sembra non essere incluso) per organizzare per il successivo 20 giugno un evento che rilanci lo spirito della legge Lazzati proprio da uno dei luoghi calabri ubi Christus tunicam amisit, ma rimane sconcertato dall’accoglienza ricevuta.
    Mi scrive in proposito:
   “Egregio amico ho verificato che per la manifestazione del 20 a Plati' è stata organizzata una "trastula" ad opera del Sig. *** ed altri al fine di non far sentire la voce del Centro Studi Lazzati a Plati'. Questo è un TENTATIVO IGNOBILE per sconvolgere la storia degli eventi. Fu il sottoscritto che alle elezioni amministrative del 2012 si propose a candidato a sindaco e predispose una lista del Centro studi per diffondere la legge Lazzati. Questa è la storia vera. Io andai a Plati' con un progetto concreto per sconfiggere la criminalità organizzata e la sua infiltrazione in politica al momento elettorale; altre persone sono venute con me non per portare progetti (me ne sono accorto soltanto ora) ma per portare borsette contenenti trucchi e ambizioni. Comunque col signor *** ed affini il Centro Studi non ha più nulla a che fare. Egregio signor Demasi, rinnovo con l'occasione la mia stima unitamente a Carmela Lanzetta.”.
    Dopo questi fatti l’evento da Platì viene quindi spostato, per venerdi,19 giugno, alle ore 17,00, all'hotel Savant di lamezia Terme e  per sabato 20 giugno, a Cosenza. sul tema "Sviluppo e legalità, Politica e legge Lazzati".
    Chi ha letto fin qui ha compreso bene come vanno le cose da queste parti, ma un’aggiunta è doverosa e la fa lo stesso giudice De Grazia senza peli sulla lingua con un annuncio che scolpirei volentieri non solo sul municipio di Platì, ma sui frontoni di tutti i più scalcinati e compromessi municipi d'Italia (Palazzo Chigi compreso) :
“INFORMIAMO i Calabresi e gli Italiani tutti che, dopo la sceneggiata alla Mario Merola il 2 Giugno a PLATI' è in atto il TENTATIVO DI BOICOTTARE la manifestazione del Centro Studi Lazzati già fissata per il 20 Giugno p.v. In tal caso sposteremo in altra postazione territoriale il convegno che prevede l'intervento del Prof. Avv. Marco Angelini dell'università di Perugia e manifesteremo ragioni e modalità del boicottaggio messo in atto con indicazione dei NOMI E COGNOMI dei protagonisti della vicenda "perché tutti sappiamo". Prego per intanto coloro che mi adulano e fanno finta di sbracciarsi per la legge Lazzati di smetterla perché di queste ipocrisie non hanno bisogno ne' il sottoscritto, né il Centro Studi, né il Paese. Non si facciano negare al telefono; non facciano i bambini perché questi giochi ormai si capiscono. Sento il bisogno di far notare che in vetrina a Plati' oltre ai dinosauri della politica, c'erano anche le ragazzette alla ricerca di visibilità.  Povera Plati'. Almeno speriamo ci guadagni l'oratorio. Era assente solo la Lanzetta alla quale e solo a lei esprimiamo stima e solidarietà. Viva la legge Lazzati!”

 Viva anche il giudice De Grazia!