sabato 20 giugno 2015

UN MESTIERE SOLO UFFICIALMENTE SCOMPARSO: ‘U VANDIJATURI

di Maria Lombardo
    “Sentìti! Sentìti! Sentiti! Vi dicu ca stasira ncigna a vindiri ‘u vinu novu Pascali Cucuzza…!!!!!”
    Era ai crocicchi delle strade dei paesi la voce lamentosa e monotona di una delle figure più pittoresche che un tempo animavano la vita delle nostre comunità, quella del banditore. Fino a una sessantina di anni fa per divulgare notizie di pubblico interesse infatti si jettava ‘u bandu, come si diceva nei paesi di Calabria, e non solo. Solo successivamente il bando dell’unica persona addetta iniziò ad essere sostituito dal richiamo degli ambulanti che arrivavano nei paesi e che propagandavano merci sia da acquistare che in vendita: "chi ha uova da vendere, chi ha da vendere olive, chi vuole ritirare capelli caduti in sede di pettinatura oppure alluminio vecchio o ferro vecchio o ancora di stracci di stoffa, in cambio di aghi, pettinini o spagnolette di cotone ?".
    Il vandijaturi, che in genere e nei paesi più poveri, viveva di espedienti ma doveva avere una voce buona, si spostava da una piazza all’altra (prima i paesi erano raccolti e meno rumorosi ed era facile farsi sentire anche senza altoparlanti) e vandiàva. Questa figura caratteristica poteva anche essere un dipendente del Comune e tra le varie mansioni che svolgeva (acquaiolo, camposantaro, addetto ai bracieri nelle scuole), aveva anche l’incarico di "gettare il bando", cioè di divulgare ad alta voce alla cittadinanza, girando a tappeto le vie del paese, avvisi, ordinanze, disposizioni, leggi, notizie ed informazioni che potessero interessare l'intera collettività.
    Il banditore, utilizzato per comunicare ai cittadini le disposizioni dell’Amministrazione comunale, della Chiesa o avvisi di privati cittadini , era spesso munito di trombetta e con il berretto municipale in testa, che gli conferiva una sorta di distintivo. Era frequente sentirlo strillare per le vie del paese, sopratutto all'imbrunire o di sera, quando si era certi che le famiglie, soprattutto quelle dei contadini, erano rientrate a casa dalla campagna e nelle case si era riuniti per il pasto principale della giornata, che era pranzo e cena insieme. Ma non era raro sentire la voce del banditore anche durante la mattinata, prima che le donne si recassero in campagna con il cibo da consumare durante la fatica, in modo che esse potessero informare della notizia i familiari che erano a lavoro.
    In ogni caso il bando aveva un’ importante funzione sociale perchè era l'unico modo che aveva la gente per informarsi della vita del paese.
    In alcuni paesi, per gli annunci ufficiali del comune, il banditore faceva precedere la sua voce dal rullo del tamburo; per gli annunci della Chiesa, invece del tamburo, veniva a volte suonato un grosso campanello, mentre gli annunci privati erano preavvertiti dal suono della trombetta. Era il momento in cui il paese conosceva il calendario civico o ecclesiastico sia nel bene che nel male.

    Il banditore aveva nella memoria tutti i punti in cui doveva sostare per l’annuncio ed usava rigorosamente il dialetto perché il messaggio fosse comprensibile a chiunque; il passaparola faceva il resto.
    Spesso “ i bandi” riguardavano il pagamento della luce all’immancabile esattore presente in municipio in determinati giorni e orari della settimana; la vendita di oggetti e beni legati alla produzione familiare; smarrimenti di chiavi di casa o di altri oggetti , dei quali si chiedeva la consegna allo stesso al banditore seguita da adeguata ricompensa, e persino annunci di matrimonio che poi venivano integrati a voce. Spesso in alcuni paesi il maggior timore per le famiglie dei nubendi era che, dopo gli annunci rituali, il coniugio non andasse in porto e toccasse rimuginare questa amara considerazione: “ Fìcimu, fìcimu e poi restammu ch’i bandi jettati!”.
* * *
   Oggi ufficialmente questa figura nei paesi non esiste più, ma di fatto esistono ancora molte e molti vandijaturi, che sia pure a bassa voce sussurrata nell’orecchio altrui, rendono di pubblico dominio situazioni vere, ma il più delle volte inventate, sul conto altrui.
Ma questo è un altro discorso…