venerdì 11 settembre 2015

NOSSIDE DI LOCRI : POESIA ED AMORE E TORMENTO

di Felice Diego Licopoli

     Mentre nelle librerie è già in bella evidenza da qualche giorno il suo terzo romanzo , "La dama fantasma", che stavolta esplora con inedita suggestione i sentieri tortuosi del mistero e sul quale torneremo qui molto presto , Felice Diego Licopoli regala a questo blog un'altra delle sue originali pagine sulla nostra storia e sulla nostra civiltà, stavolta allungando uno sguardo affascinato a una  Locri  antica e a un universo di poesia ormai perduti insieme con la grandezza della civiltà magnogreca (Bruno Demasi)
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     "Al cor gentil ripara sempre Amore" scrive la penna di Guido Guinizzelli in una sua grande poesia vergata ai primordi del Dolce Stil Novo, una frase famosissima  di per sè sufficiente  a rivelare un concetto velato di intimità e di passione, tradotto nello stesso sentimento amoroso, che attecchisce nei cuori nobili di quelle persone che lo sanno cogliere, sotto forma di emozione nonché di ispirazione per innumerevoli opere artistiche e letterarie, in ogni tempo ed in ogni luogo.
    Lo stesso Dolce Stil Novo, difatti, non è stato il primo ad esplorare quest'universo intriso di sentimento; vi è stato un genere precursore infatti, che ha visto la nascita delle cosiddette "Muse terrestri" ovvero le più famose poetesse dell'antichità greca.
    Tra queste, spicca la figura di Nosside, poetessa della Magna Grecia nata a Locri Epizefiri, nell'antica Calabria, tra il IV ed il III secolo a.C, i cui versi, dispiegano le ali in ampie volute, esaltando l'Amore con parole di soave fattezza: "Nulla è più dolce d'amore; ed ogni altra gioia viene dopo di lui: dalla bocca sputo anche il miele. Così dice Nosside: e chi Cipride non amò, non sa quali rose siano i fiori di lei". Così recita il primo epigramma rinvenuto della poetessa, che pone la dolcezza del sentimento amoroso al di sopra di qualunque cosa, persino del miele. Secondo alcune  ricerche, ella molto probabilmente discendeva da una delle famiglie della nobiltà locrese; scrisse numerosi epigrammi, di cui a noi è giunta solamente una parte; in uno di questi epigrammi, la poetessa ha tramandato il nome della madre, Teofili, così come della nonna, Cleoca, con una successione matrilineare, che ha fornito agli studiosi un'ulteriore conferma che la polis di Locri fosse fondata sul matriarcato, ed il ruolo della donna fosse di importanza fondamentale: "Era santa, che spesso scendendo in terra dal cielo visiti il tuo santuario Lacinio fragrante d'incensi, accetta il peplo ibisso che Teofili figlia di Cleoca ha tessuto per te con Nosside, sua nobile figlia ", questo l'epigramma riportante i nomi della madre e della nonna di Nosside, che racconta l'opera prettamente femminile della tessitura di una veste destinata a diventare un dono per la divinità Era, madre di tutti gli dei e moglie di Giove, realizzato in ambito domestico dalle donne appartenenti alla famiglia della poetessa. 
   E proprio in quel primo epigramma sull'Amore, invece, Nosside viene paragonata a Saffo, poetessa greca dell'isola di Lesbo; nella suddetta lirica viene notificata l'identità di vedute con il pensiero e l'ideale di vita saffici. Secondo il Cazzaniga, l'epigramma manifesta un precetto, un'affermazione etica, un preannuncio, un messaggio... L'elemento predominante  resta comunque  quello femminile; infatti la donna nei versi, assume sempre un ruolo di primaria importanza, come se fosse al centro della vita quotidiana: Ma la somiglianza tra ambedue non si limita soltanto alla componente letteraria; il fatto che a Locri fosse diffuso il culto di Afrodite, infatti, fa pensare che nella colonia greca esistesse un seguito simile a quello di Saffo, e che questo fosse guidato per l'appunto dalla stessa Nosside.
   Tuttavia, Nosside, non pretende di essere uguale a Saffo, poiché sa bene di non poter reggere il confronto. Ella tende solo a glorificare l'appartenenza della poetessa greca al suo stesso genere epigrammatico. Nosside, nella sua poesia, tende a disegnare, raffigurare, uno stato d'animo, la spiritualità di una figura, l'intima essenza di un concetto o di una situazione, fornendo così un aspetto indicativo sulla sua personalità.
     Persino Plutarco, ricorda il pensiero della poetessa locrese in una sua descrizione di Saffo, in cui afferma che la poetessa di Lesbo dice parole veramente mescolate col fuoco e con le sue parole manifesta l’ardore del suo animo.
    E dunque, alla fine, come avviene nel Dolce Stil Novo che introduce il famoso concetto di donna-angelo, è sempre l'Amore a trionfare nelle liriche di Nosside, l'amore che non trova confini nella sua immensa dolcezza, che si manifesta attraverso il desiderio passionale. Per concluder, agli ammiratori piacerebbe immaginare la poetessa seduta sulla spiaggia del suo amato Mar Ionio, a comporre versi che sanno di nostalgico addio, come l'epigramma rivolto ad un viaggiatore errante che sta per partire, che vale la pena citare:" Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori, per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo, di che fui cara alle Muse, e la terra locrese mi generò. Il mio nome, ricordato, è Nosside. ora va'! ".