domenica 7 febbraio 2016

“CALABRIA VERDE” LA MASCHERA PERDE...

di Bruno Demasi
    In genere a Carnevale le maschere si indossano , ma in Calabria c’è invece chi le indossa tutto l’anno e poi va a perderle proprio nel tempo di Carnevale.
    “Calabria Verde” è la carnevalata erede dell’Arssa, l’importante agenzia che avrebbe dovuto incentivare la valorizzazione dei prodotti agricoli calabresi, erede anche delle Comunità Montane, nate per sostenere lo sviluppo della montagna e cresciute per sostenere l’immagine di politici ruspanti locali, erede infine dell’ Afor , che, con un gran numero di operai forestali, avrebbe dovuto salvaguardare il territorio montano dei cartoni animati calabresi dal rischio idrogeologico e dagli incendi .
     Un anno e mezzo fa la Regione Calabria molto poeticamente aveva unificato le competenze di queste tre grandi idrovore di denaro pubblico in un unico , nuovo e grande carrozzone dispensatore di doni e di foraggio di ogni genere, chiamato “Calabria Verde”, che da qualche mese è oggetto delle attenzioni della Procura di Catanzaro e della Guardia di Finanza. 

    Si stanno scrutando attentamente questi diciotto mesi di gestione di fondi e appalti da parte di questo ennesimo serbatoio di voti e di denaro, nel quale si è aperta una falla molto vistosa: la perdita di 33 milioni di euro di fondi europei destinati all’acquisto di mezzi per la Protezione Civile. 
   Il bando cancellato in fretta e furia, per motivi ancora non del tutto chiariti e la mole di fondi sprecati fanno intendere che la scelta di revocare la gara sia avvenuta in seguito a qualche pesante e misterioso problema che ha coinvolto il dipartimento Agricoltura, la Protezione civile e la Presidenza della giunta regionale che qualche giorno fa ha applaudito a Catanzaro il presidente Mattarella, il quale anzichè incavolarsi  sul serio per i miasmi respirati in terra di Calabrioa, propagandava alcune ovvietà sugli storici destini del suolo bruzio, trascurando, tra 

l’altro, anche  questa  carnevalata che di verde calabrese ha soltanto la bile della popolazione di questa regione spremuta come un limone per riempire le tasche dei faccendieri e dei politicanti di turno.
     L’unica speranza è che, in clima di  svendita di maschere, la Procura di Catanzaro che ha aperto un'inchiesta su tutti gli appalti indetti da Calabria Verde fin dalla sua costituzione riesca a far luce in tempi brevissimi su tutto. Anche sulla fretta con cui nei giorni scorsi si è dimesso il direttore generale dell'Azienda, Paolo Furgiuele e sui silenzi glaciali della giunta calabroplumbea.