martedì 2 febbraio 2016

LETTERA MOLTO APERTA AL PRESIDENTE MATTARELLA

di Bruno Demasi

     Gentile Presidente,
Le confesso che quando sento qualcuno affermare che “Sconfiggere la 'ndrangheta e' possibile. E' un dovere, che va posto in cima ad ogni programma di governo” che “La Calabria non e' sola. Lo Stato non e' lontano. La Calabria e parte integrante e inseparabile della vita dell'Italia", che "Il contrasto alla criminalita' organizzata e la battaglia per l'affermazione della legalita' restano pietre angolari di ogni progettualita' politica" sono indeciso se incominciare a fare finalmente salti di gioia o continuare a grattarmi il prurito che mi suscitano le dichiarazioni di principio alla camomilla, in genere, e quelle sui fatidici destini bruzi, in particolare.
   Propoendo  senz'altro per la seconda delle due ipotesi, vuoi perché la mia stanca età ormai mi consente poco di spiccare salti, vuoi perché il prurito diventa quasi insopportabile quando a rispolverare questi stanchissimi teoremi dell’ovvio è un presidente della Repubblica intelligente come Lei e, come Lei, gravemente provato negli affetti familiari proprio dalle efferatezze di quell’universo senza confini e senza fisionomia che da queste parti chiamiamo “Ndrangheta” e nella Sua Sicilia viene chiamato  in modo diverso, ma sempre Inferno è!
    Capisco che quando, qualche giorno fa a Catanzaro, Lei è andato a inaugurare la Cittadella Regionale, che la Regione calabra ha impiegato oltre 50 anni per costruire e una quantità dilagante di denaro che avrebbe potuto tappezzare molti sentieri impervi della Sila e dell’Aspromonte, qualcosa doveva pur dire.
     Capisco anche il Suo ardente bisogno di incoraggiare, noi Calabresi in grandissima parte ormai disillusi fino al punto di piangere quando ci raccontano barzellette o di ridere fino alle lacrime davanti alle tragedie quotidiane che condiscono la vita di questa gente.
    Ciò che – mi creda – non capisco è il Suo accenno alla libertà di stampa ( in Calabria come altrove), quando , nelle stesse ore in cui il Capo del Governo assumeva come sottosegretari certi personaggi che nel recente passato proprio qui in Calabria hanno chiuso giornali e tentato di soffocare voci indipendenti ,venivano a giurare nelle Sue mani. 

    Per carità, accettiamo l’assioma secondo il quale Ella afferma che "La presenza della 'ndrangheta in questo territorio nonche' le minacce ai componenti della stampa libera sono percepite nella comunita' a cui viene impedita la libera e piena crescita economica e sociale”, che “ Lo Stato e' al fianco di chi lotta per estirpare la pianta malavitosa", ma questa presenza dello Stato al fianco di chi lotta non mi pare di vederla ancora. O c’è e non la si vede? 
   E’ tuttavia vero che "l'Italia ha bisogno dello sviluppo del Sud” , che “ La rimonta della Calabria dipende anzitutto dai Calabresi, cosi' come per ciascuna delle regioni meridionali”, che “ La buona politica insomma ha molto da fare. Guai a nascondersi dietro vecchi alibi…”, ma ci domandiamo con angoscia se – dato che la rimonta dipende da noi- come mai:

· Si continua a rubare e a favorire amici e parenti negli appalti pubblici in modo diffuso, ma nessuno lo ammette;
· Si continua a sperperare il denaro pubblico in tante occasioni e  sotto gli occhi di tutti
e a smantellare  la Sanità pubblica;
· Si continua a gestire la rete scolastica regionale come farebbe Lucignolo nel paese dei balocchi;
· Si tollera a San Ferdinando e a Rosarno la persistenza di ghetti intollerabili nei quali sono ammassati migliaia di esseri umani affamati e infreddoliti , vessati da bastoni e dalle carote di tanti caporali di ogni genere, magari con le etichette attaccate sul taschino;
· Si accetta impunemente la depenalizzazione di decine di “reati minori” attraverso i quali la ndrangheta avvia ogni giorno al cursus honorum centinaia di giovani senza arte né parte;
· Non ci si scandalizza delle percentuali abissali di disoccupazione giovanile che affliggono da sempre queste terre;
· Non si ha la voglia di urlare davanti alle macerie materiali e morali di una terra abbandonata da secoli a se stessa e sfruttata fino al midollo;
· Non si ha il coraggio di incazzarsi, o almeno di ridere, davanti alle mille quotidiane bugie recitate davanti alla gente, agli studenti, alle persone di buona volontà, da tanti professionisti prezzolati della legalità.

    Tante altre domande potremmo avanzare, Presidente ...
    Soltanto domande  infatti, perché le nostre povere risposte ormai da tempo non hanno diritto di cittadinanza nei Palazzi e comunque  se l’è portate via il vento di Levante…