sabato 30 aprile 2016

LA NINNA NANNA DEGLI 800 POSTI DI LAVORO FASULLI

di Bruno Demasi

    E’ facile prendere in giro i Calabresi, e in particolare la Piana di Gioia Tauro. C’è riuscito persino Oliverio che un anno fa, sfidando la sua ormai proverbiale ritrosia a mettere in moto almeno una parte centesimale dei suoi muscoli e dei suoi neuroni, sorretto all’ascella destra da Vincenzo Ciconte e a quella sinistra da Carlo Guccione, gratificato dalla presenza eterea dell'espertissima ministra Guidi, sbandierava alla grande, l’accordo tutto calabrese con la LCV Capital management, che avrebbe portato nelle adiacenze del porto di Gioia Tauro, anzi dentro quel che resta del museo succhiasoldi che si chiamava “Isotta Fraschini”, una nuova fabbrica in grado di produrre a ritmo battente un’autovettura di fascia C del tutto competitiva sul mercato dei cartoni animati.
     In cambio di un investimento di circa 90 milioni di euro che avrebbe dovuto far seguito ad altrettante noccioline americane già spese nella preventiva fase di ricerca, attraverso non sappiamo quanto di finanziamento pubblico, la LCV garantiva a regime ben ottocento posti di lavoro e un indotto sul territorio tutto da scoprire… 

    La storiella sembrava congegnata benissimo: la LCV avrebbe realizzato in quel di Bari la scocca ed altre componenti dell’autovettura. Il tutto poi sarebbe stato spedito a Gioia Tauro per l’assemblamento finale: si trattava di un diesel da 165 cavalli a cui sarebbe seguita nei piani della società la realizzazione di un furgoncino da lavoro il cui progetto aveva letteralmente mandato in visibilio Oliverio quando decantava melodicamente nel maggio dell’anno scorso “…un progetto che rappresenta uno dei maggiori investimenti per la nostra regione, se non il più importante e dopo mesi di intenti passiamo ora alla fase di realizzazione. Le esperienze del passato hanno provocato scottature e pessimismo, lo capisco». 

   Una cosa sola non aveva capito Oliverio o  aveva ben capito , ma fingeva di non aver capito: che si trattava dell’ennesima bufala giocata alle spalle della Calabria giusto per restare in sintonia con le mille sinfonie di bufale che l’attuale governo nazionale gioca alle spalle del popolo italico. L’accordo tra Regione Calabria e LcV è di fatto svanito due settimane fa: gli investitori non pensano più al progetto calabrese, anche perché considerano troppo elevato il costo per riqualificare il capannone nel retroporto: circa 15 milioni di euro, secondo i loro tecnici. E ciò malgrado gli impegni finanziari che nella enorme partita di briscola aveva assunto la Regione Calabria ora fortemente delusa e chiusa in un ostinato riserbo, mentre neuroni e muscoletti di Oliverio stanno faticosamente ritornando al loro letargo e il governo nazionale chiude tutta la faccenda con il timbro di “Bufala evasa!”