lunedì 11 febbraio 2019

IL FANTASMA DEI POMERIGGI A SCUOLA



di Bruno Demasi

L'ABBANDONO SCOLASTICO MASCHERATO COME SCELTA...

   Appena concluso il   tempo delle iscrizioni scolastiche anche per le scuole della Piana, si è malamente sedata la corsa a ostacoli tra le scuole di serie A e quelle di serie B che fanno a pugni tra loro per accaparrarsi un posto nella serie Zeta.
    Il grande scandalo annuale fatto di promesse, ammiccamenti, sventagliate di merce stantìa, olezzi persistenti di scopiazzatura verbale e pubblicitaria per accaparrarsi alunni si è giocato alla grande anche quest’anno malgrado il freddo e la pioggia che fa ammuffire perfino i cervelli e che si sta mangiando quel poco che resta delle piste di fango che la Provincia, pardon la Città Metropolitana, si ostina a definire strade sul proprio sito web.
    Non so se e quanto abbiano  vinto le pochissime e vere scuole di eccellenza, quelle che, per intenderci, non strombazzano merce avariata, ma in grandissima parte sicuramente hanno conquistato i grandi numeri le scuole venditrici di fumo che si qualificano come paesi dei balocchi in grado di attrarre facilmente e gioiosamente i Pinocchi e i Lucignoli di turno.
    Uno scandalo serio, a causa del quale queste generazioni sfortunate vanno alla ricerca di un nulla che attraversa trasversalmente ormai tutte le scuole secondarie di II grado, illusi di poter ricevere il più e il meglio per poi approdare al vuoto assoluto del post diploma. 

     Ma c’è uno scandalo ben più grave e pericoloso, perché silente, subdolo, nascosto.
No, non mi riferisco al puzzle infantile senza capo né coda in cui i cervellotici giochi di potere della cosiddetta ex Provincia hanno ubicato le unità scolastiche della Piana con dannosissimi piani “di razionalizzazione”( dei quali si potrebbe parlare e ridere  per un anno), mi riferisco al crollo in verticale registratosi negli ultimi tre anni della scuola a tempo prolungato relativamente alla scuola secondaria di I grado e alla scuola Primaria.
    Un crollo voluto e colpevole, i cui effetti si leggeranno già fra qualche anno non solo nel calo dell’occupazione docente, ma soprattutto negli effetti devastanti che “il ritorno nella strada” di migliaia di bambini e ragazzini avrà sulla loro crescita e sulla società nel suo insieme.
    Voluto da centinaia di docenti beceri ed egoisti che hanno fatto di tutto per far fallire nella scuola dell’obbligo le esperienze di tempo prolungato, assegnando a dismisura compiti per casa ( quando il docente non è tale, usa il libro e l’assegno dei compiti domestici come un’arma), squalificando la portata e l’utilità del “fare scuola” “dentro” la scuola. Quale senso possano avere i compiti assegnati per casa a vagonate in classi pletoriche in cui i docenti non hanno neanche il tempo di controllare quanto hanno scritto o suggerito eserciti di genitori, nonni, zii, comari e compari.
    Quale senso ha pretendere che i più disperati che non dispongono a casa di tali aiuti riempiano le stesse pagine che i Pierini di buona famiglia si fanno riempire dalle loro piccole corti dei miracoli?

     E  quale seria azione di orientamento svolgono le scuole per evitare che il tempo scuola si riduca ancora, diventando minimale, solo antimeridiano, abolendo attività preziose di recupero e di consolidamento sotto l’occhio del docente, assecondando la stupida vanità di mille genitori che non possono soddisfare il proprio prurito competitivo se non riescono a sbandierare che il proprio figlio di pomeriggio deve andare al tennis, a scuola calcio, in piscina, a scuola di musica, in palestra ?
    Sappiamo bene che queste attività pomeridiane nascondono quasi sempre l’orrida realtà di bambini e ragazzi che ormai bivaccano tutto il pomeriggio, o quasi, per le strade ad imparare ciò che è sotto gli occhi di tutti nei loro beceri e squallidi comportamenti irriguardosi, stanchi , infelici.
    E intanto le classi a tempo prolungato chiudono facendo il gioco sciacallesco di chi se ne infischia della reale formazione dei ragazzi e, perché no?, della ricaduta orripilante sui posti di lavoro e sulle piccole economie dei paesi. 
    Il tutto condito anche da queste parti dalla retorica dolciastra e maleodorante di tanti progetti e iniziative di “buona scuola” utili solo agli addetti ai lavori e di tante "gite" inutili riservate a chi può pagare...